Un'altra nottata alla ricerca di un primo ministro
PARIGI - Avranno un'altra notte per agitarsi i fantasmi dei primi ministri fra i quali il presidente francese Emmanuel Macron non riesce a decidersi. Il capo dello stato aveva annunciato l'altro ieri una decisione «entro 48 ore». Oggi è andato in Polonia per una visita programmata e dedicata al sostegno all'Ucraina, ma i pensieri erano altri. A metà giornata, l'Eliseo annuncia: visita abbreviata, niente puntata al Museo dell'insurrezione di Varsavia, prevista alle 16.00. Subito verso l'aeroporto, volo per Parigi e annuncio del premier. Ma non è andata così.
Dall'entourage, trapelava che il presidente, salendo la scaletta dell'aereo, ancora non aveva deciso tra François Bayrou, Bernard Cazeneuve o - nome a sorpresa delle ultime ore - Roland Lescure. E neppure scendendo dall'apparecchio, atterrato alla base aerea di Villacoublay, a sudovest di Parigi, Emmanuel Macron è stato in grado di mantenere l'impegno preso con i francesi. Una scarna nota dell'Eliseo, spegneva ogni residuo entusiasmo: «Il comunicato con il nome del premier sarà pubblicato domani mattina».
Alla ricerca di un premier - La ricerca di un accordo sui nomi in ballo, di un impegno per la «non sfiducia», come è stato definita l'intesa dell'altro ieri fra il presidente e i partiti dell'arco politico (senza le ali estreme) andrà avanti per tutta la serata, forse la notte. Nel «totopremier», i nomi che sembrano essere rimasti in lizza per la corsa a palazzo Matignon sono quelli del centrista François Bayrou e dell'ex premier ed ex socialista, Bernard Cazeneuve.
Le adesioni dei partiti ai nomi di questi due candidati sono state scarse da parte delle formazioni che non fanno parte del cosiddetto "blocco di centro", che sosteneva il governo di Michel Barnier, sfiduciato il 4 dicembre dall'Assemblée nationale (il ramo più importante del sistema bicamerale dell'Esagono). Nelle ultime ore è emersa la candidatura di un ennesimo outsider, l'ex ministro dell'industria, macroniano e di ispirazione social-liberale, Roland Lescure.
Estremamente ostile il Rassemblement National (Rn, di estrema destra), anche perché Lescure aveva duramente criticato il peso di Marine Le Pen sul governo Barnier.
Due giorni fa, senza entrare nella logica dei nomi del premier, della coalizione che governerà o dei programmi, Macron e i suoi interlocutori avevano trovato un punto di caduta: il governo si impegna a non ricorrere al famigerato 49.3, l'articolo della Costituzione che consente di far passare una legge senza discussione in parlamento, semplicemente mettendo la fiducia; i partiti in cambio garantirebbero la cosiddetta "non sfiducia": pur se fuori dalla coalizione o in disaccordo con parte dei contenuti del programma, non ricorrerebbero alle mozioni per rovesciare l'esecutivo, come avvenuto dieci giorni fa con quello di Barnier.
La caduta - Il premier dimissionario aveva posto la fiducia sulla parte della manovra finanziaria che riguardava i conti della previdenza sociale. Il Nuovo Fronte Popolare (Nfp, alleanza elettorale di partiti francesi di sinistra nata il 10 giugno 2024 in vista delle elezioni legislative anticipate) aveva presentato una mozione di sfiducia e il Rn di Le Pen aveva fornito i voti decisivi per far cadere il governo.
Nelle trattative di questi giorni, si è segnalata la profonda spaccatura nella coalizione di sinistra. Con La France Insoumise (LFI, sinistra radicale) di Jean-Luc Mélenchon che non ha accettato gli inviti di Macron a dialogare, a differenza degli alleati socialisti (Ps), Verdi e comunisti. Con il Ps, il partito apparso più disponibile a non ostacolare la formazione di un governo, la rottura sembra insanabile.