Il dialogo Usa-Cina riparte dal clima

Il terreno fertile comune c'è, ora si deve passare dalle parole ai fatti.
PECHINO - Il dialogo tra Stati Uniti e Cina riparte dal clima, a pochi giorni dal summit tra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping atteso il 15 novembre secondo le indiscrezioni circolate a Pechino, a margine del vertice Apec di San Francisco. A rilanciare le aspettative ci hanno pensato i rispettivi inviati speciali sulle questioni climatiche, John Kerry e Xie Zhenhua, che hanno avuto cinque giorni di colloqui, terminati ieri, a Sunnylands in California.
«Abbiamo avuto discussioni approfondite e costruttive con la Repubblica popolare cinese per cinque giorni e abbiamo trovato un terreno comune su diverse questioni che si riveleranno utili in queste settimane critiche che precedono la Cop28», ha affermato Kerry in una nota a commento dei colloqui.
Le due parti, ha rilevato invece il ministero cinese dell'ecologia e dell'ambiente, «si sono impegnate in uno scambio di opinioni globale e approfondito e hanno ottenuto risultati positivi nello sviluppo della cooperazione e dell'azione bilaterale contro il cambiamento climatico».
Toni concilianti e di buon auspicio per la Cop28 di Dubai che si aprirà il 30 novembre e che richiamano la spinta dei presidenti Barack Obama e Xi Jinping che portò all'Accordo di Parigi tra 196 paesi e allo storico impegno a tenere sotto i 2 gradi il riscaldamento globale rispetto alla fase preindustriale.
Anche perché ieri lo stesso ministero cinese ha presentato a sorpresa un ampio piano, ma vago sui target, sul taglio delle emissioni di metano, tra misure di cattura e di riutilizzo di miliardi di metri cubi di gas rilasciati dalle miniere di carbone o causati dai rifiuti zootecnici.
La Cina, la prima fonte di produzione del metano al mondo, non si era impegnata alla Cop26 del 2021, a differenza di 150 paesi e degli Usa che avevano promesso il taglio del 30% entro il 2030 delle emissioni nell'atmosfera del gas responsabile, secondo gli scienziati, di circa un terzo del riscaldamento globale nell'era industriale.
Il lavoro di Kerry e Xie ha segnalato la possibile nuova volontà di Pechino di lavorare contro i cambiamenti climatici, tema tra i principali del summit Biden-Xi su cui c'è un accordo «di principio», secondo il capo della diplomazia del Dragone, Wang Yi.
L'ambasciatore cinese a Washington Xie Feng ha però detto giovedì, durante un collegamento video a un forum di Hong Kong, che gli Usa devono abbinare le parole ad «azioni concrete» e smettere di «giocare con il fuoco» su Taiwan per arrivare a «un incontro tra presidenti».
Tuttavia, malgrado le dichiarazioni di Xie, i segnali positivi si moltiplicano: Cina e Usa hanno aumentato da oggi i voli passeggeri diretti da 48 a 70 a settimana; secondo i media di Pechino a San Francisco andrà «una delle più grandi delegazioni di imprese cinesi»; centinaia di capi di grandi aziende americane, infine, si riuniranno a San Francisco tra il 14 e il 16 novembre e, in base alle indiscrezioni, Xi dovrebbe essere l'ospite d'onore a una cena di gala.
Nota stonata, infine, è la vicenda dei panda Mei Xiang, Tian Tian e del loro cucciolo di 3 anni Xiao Qi Ji: hanno lasciato ieri lo Smithsonian National Zoo di Washington per tornare in patria. Ma la Cina, ha assicurato il portavoce del ministero degli esteri Wang Wenbin, «continuerà a rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti e gli altri paesi per contribuire alla conservazione dei panda giganti e di altre specie in via di estinzione».



