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"Sulla mia tomba voglio..." Le frasi celebri di Andreotti

Politico, scrittore e giornalista, l'ex senatore a vita ha saputo stupire per il suo acume misto a una bona dose di ironia
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"Sulla mia tomba voglio..." Le frasi celebri di Andreotti
Politico, scrittore e giornalista, l'ex senatore a vita ha saputo stupire per il suo acume misto a una bona dose di ironia
LUGANO - Giulio Andreotti, spirato a 94 anni, oggi, nella sua abitazione romana, noto ai più per la sua lunga militanza politica, era anche uomo di profonda cultura e scrittore. Alcune sue frasi sono diventate tanto celebri da essersi qua...

LUGANO - Giulio Andreotti, spirato a 94 anni, oggi, nella sua abitazione romana, noto ai più per la sua lunga militanza politica, era anche uomo di profonda cultura e scrittore. Alcune sue frasi sono diventate tanto celebri da essersi quasi distaccate dal suo autore diventando popolari. Come "Il potere logora chi non ce l'ha", oppure "A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina".

Figura controversa, spesso discussa per i presunti rapporti con la mafia, ma anche e soprattutto per la fama di politico cinico e cervellotico, non ha mai mancato in ironia e autoironia. Lo dimostrano frasi come : "A parte le guerre puniche, mi viene attribuito veramente tutto", o "L'umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi".

Andreotti non mancò mai di trattare temi scomodi. Anche con un certo sarcasmo. Come quello sullo sciopero della fame della senatrice Franca Rame contro l'allargamento della base militare di Vicenza, quando il senatore a vita disse: "Assicuro la gentile collega che può contare sulla mia solidarietà: tra un pasto e l'altro non prenderò cibo".

O su Giorgio Ambrosoli, assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività Ambrosoli stava indagando: "Certo è una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando". E ancora sullo stesso Sindona: "Io cercavo di vedere con obiettività. Non sono mai stato sindoniano, non ho mai creduto che fosse il diavolo in persona. Il fatto che si occupasse sul piano internazionale dimostrava una competenza economico finanziaria che gli dava in mano una carta che altri non avevano. Se non c'erano motivi di ostilità, non si poteva che parlarne bene".

Ciò che sicuramente lo contraddistinse, fu proprio quella facilità nell'esprimere, in termini anche popolari, alcuni vizi della società italiana. "La cattiveria dei buoni è pericolosissima", diceva. Oppure, "Aveva spiccatissimo il senso della famiglia. Era infatti bigamo ed oltre". O ancora: "Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente".

Tra i temi delle sue frasi celebri ricorre, infine, quello della morte. "Anche quest'anno ce l'abbiamo fatta, grazie a Dio. Tanti miei compagni di scuola non ci sono più. Io capisco e gli altri capiscono quello che io dico", diceva. O ancora: "Considero il sopravvivere una grazia di Dio"; "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia"; "Di feste in mio onore ne riparleremo quando compirò cent'anni"; "Non sono pronto. Spero di morire il più tardi possibile. Ma se dovessi morire tra un minuto so che nell'aldilà non sarei chiamato a rispondere né di Pecorelli, né della mafia. Di altre cose sì. Ma su questo ho le carte in regola". O, per concludere: "Sulla mia tomba voglio che ci sia scritto 'Fatevi i fatti vostri'".

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