Centinaia di donne «drogate al colloquio di lavoro»

Indagato ex funzionario per aver drogato circa 240 candidate, con potenti diuretici durante le selezioni. Indagini in corso da tempo.
PARIGI - Avrebbe somministrato un «diuretico potente e illegale» a circa 240 donne, a loro insaputa, mentre le sottoponeva a colloqui di lavoro per conto del Ministero della Cultura francese, rendendole vittime di situazioni umilianti e altamente spiacevoli: è il principale capo d'accusa attribuito a un ex alto dirigente pubblico in un'inchiesta giudiziaria in corso, un caso raccontato dal Guardian.
L'ex funzionario ministeriale, Christian Nègre, è stato sospeso già da anni dal suo incarico, ma la fase di indagini sulla vicenda (risalente all'incirca al periodo 2010-2018) non è ancora stata conclusa, racconta il giornale britannico, che a sua volta riprende media locali.
Nel caffè o nel tè ... - Nell'articolo vengono riportate le testimonianze di tre donne che si dichiarano vittime dell'accusato: tutte hanno riferito che il diuretico da loro assunto inconsapevolmente si trovava nel caffè o nel tè che l'ex dirigente offrì loro all'inizio di colloqui lavorativi, condotti da lui stesso. Gli incontri, organizzati a Parigi in due casi e a Strasburgo in un terzo, proseguivano al di fuori degli uffici in cui le candidate erano state convocate, con lunghe passeggiate in luoghi con difficile accesso ai servizi igienici: situazioni in cui le donne hanno raccontato di essere arrivate a sentirsi realmente male per la necessità di andare in bagno.
«Sottomissione chimica» - La vicenda, spiega il Guardian, è seguita come un caso di possibile «sottomissione chimica» ai danni di diverse donne, in un Paese già scosso di recente dalla storia degli stupri di Mazan ai danni di Gisèle Pelicot. A rappresentare alcune delle vittime è la legale Louise Beriot, secondo cui la lunghezza delle indagini su Nègre rappresenta un esempio di «vittimizzazione secondaria» da parte della giustizia.
Alcune delle denuncianti hanno ottenuto risarcimenti in sede civile, ma il ministero della Cultura non è stato al momento dichiarato come direttamente responsabile. Un portavoce dello stesso ministero ha dichiarato che l'istituzione è impegnata «nella prevenzione di molestie e violenze sessuali e nel supporto alle vittime». Il sindacato Cgt fa sapere di puntare all'attribuzione di responsabilità diretta al ministero.




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