Dmitry Lubinets, commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, torna ad accusare Mosca: «Vengono privati della loro identità»
KIEV - Mosca sta deliberatamente cercando di "russificare" i bambini rapiti in Ucraina, raccontando loro del «Paese artificiale» e dei «nazisti», mentre per le famiglie che li accolgono per "educarli" è solo una questione di soldi: lo ha detto il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Dmitry Lubinets, in un'intervista a RBC-Ucraina.
Secondo Lubinets, quando i bambini arrivano in Russia vengono completamente privati della loro identità in quanto non solo viene sottratto loro qualsiasi documento ucraino - che viene sostituito con documenti russi - ma viene anche vietato loro di parlare ucraino e di definirsi ucraini.
I russi dicono ai bambini che «uno Stato come l'Ucraina non esiste, che è uno Stato creato artificialmente, che un gruppo etnico come quello ucraino non esiste. Gli dicono 'Sei sempre stato russo, la tua lingua madre è il russo. Rallegrati che ora sei sul territorio della Russia, impara la lingua, considerati un patriota, iscriviti alla 'YunArmiya' (il gruppo paramilitare russo per giovanissimi, ndr) e preparati a combattere i nazisti, che vivono ancora da qualche parte sul territorio dell'Ucraina, ma dobbiamo distruggerli tutti e annettere il territorio alla Federazione Russa'», ha affermato Lubinets.
Inoltre, ha concluso, per le «famiglie» russe accogliere un bambino ucraino è solo una questione di soldi, «non sono affatto interessate» alle sorti di questi minori.