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ITALIA«Eni inquina anche la musica». Greenpeace protesta davanti all'Ariston

04.02.22 - 13:54
L'Ong chiede una legge europea che impedisca pubblicità e sponsorizzazione di aziende responsabili della crisi climatica
Greenpeace Italia
«Eni inquina anche la musica». Greenpeace protesta davanti all'Ariston
L'Ong chiede una legge europea che impedisca pubblicità e sponsorizzazione di aziende responsabili della crisi climatica

SANREMO - Un colosso del petrolio e del gas vuole cantare green e gli ambientalisti cercano di spegnere la musica. Gli attivisti di Greenpeace hanno invaso pacificamente il "Green carpet" di Sanremo. Gli agenti della polizia hanno bloccato la protesta sul nascere.

Eni è uno dei principali sponsor del Festival di Sanremo, questo al fine di promuovere il cambio nome dell'azienda in Plenitude. Il suo contributo è un'analisi delle emissioni di Co2 correlate all'organizzazione del Festival, così che in futuro si possano implementare soluzioni più sostenibili in modo mirato. Non è solo un cambio di nome, ma anche d'immagine. Il cane a sei zampe che rappresenta il colosso dal 1953 non sarà più nero e non sputerà più fuoco. Anzi sarà verde e dietro lui ci sarà un sole. Sul suo stesso sito scrive: «Cambiamo perché abbiamo nuove idee e propositi che puntano a un futuro migliore. Questo ci ha spinto a diventare Società Benefit, ponendo sullo stesso piano obiettivi di business e impegno verso la sostenibilità».

Già prima dell'inizio del Festival, Greenpeace si era opposta alla partecipazione di Eni in vesti sostenibili alle serate della musica italiana. Ieri sera, poi, dieci attivisti si sono presentati davanti all'Ariston. Alcuni erano sul tappeto verde che porta all'entrata, altri affacciati da un balcone. Con sé avevano diversi cartelli, uno dei quali diceva: «Eni inquina anche la musica». Gli agenti della polizia hanno bloccato la protesta sul nascere e portato via i 10 manifestanti.

Ciò che Greenpeace nella sua azione di ieri sera ha voluto mostrare è che il cambiamento dell'azienda e solo di facciata, perché i suoi investimenti verdi rappresentano solo il 20% del totale. Il suo contributo quindi è stato etichettato come Greenwashing. Federico Spadini, responsabile campagna clima e trasporti per Greenpeace Italia, ha affermato in un video che «il suo è un finto green, come è finto il tappeto verde che ha voluto davanti al teatro Ariston».

Inoltre, gli attivisti hanno richiesto che venga fatta una legge europea «che vieti ogni forma di pubblicità e di sponsorizzazione delle aziende responsabili della crisi climatica». Questo perché «la musica, la cultura, l'educazione, lo sport, l'istruzione e l'informazione devono essere liberi dalla propaganda dei combustibili fossili».

Non sarebbe la prima pubblicità ingannevole del colosso del petrolio e del gas. Già nel 2020 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, aveva sanzionato Eni perché nella campagna sul Diesel+ attribuiva al prodotto «vanti ambientali che non sono risultati fondati».

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