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Altro che recessione, «per noi sarà fantastico»

Negli States i dazi di Trump generano forte preoccupazione per l'aumento dei prezzi e l'incertezza sui mercati. Ma il tycoon non arretra.
afp
Altro che recessione, «per noi sarà fantastico»
Negli States i dazi di Trump generano forte preoccupazione per l'aumento dei prezzi e l'incertezza sui mercati. Ma il tycoon non arretra.

WASHINGTON - La guerra commerciale di Trump potrebbe ritorcersi contro gli Stati Uniti. Prezzi più elevati e crescita rallentata, fino alla recessione, sono ciò che infatti temono gli esperti. Del resto l’incertezza non piace agli operatori e nemmeno al dollaro, che rischia di indebolirsi, dato che la volatilità nei mercati ha il suo epicentro a Washington. La conseguenza? Un biglietto verde sempre meno "porto" sicuro. Insomma, che sia finanza o commercio, ciò che accomuna un po' tutti gli operatori è un senso di forte preoccupazione.

Ma sulle ombre getta luce il Presidente Usa, che a Fox News, a chi agita lo spettro di una recessione americana, ha risposto "picche": «Odio predire cose del genere. C'è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande, stiamo riportando la ricchezza in America». Insomma, il tycoon chiede «tempo» ma assicura che poi «per noi sarà fantastico». Insomma l'amministrazione repubblicana sembra guardare a un obiettivo di lungo termine, da pagare nel breve periodo con una «transizione» da scontarsi con un'inflazione e rallentamento dell'economia.

In tutto questo, nel frattempo oggi Pechino ha risposto al raddoppio Usa delle tariffe (portate al 20%) sulle importazioni dalla Cina. Lo ha fatto applicando da oggi un + 10-15% di tassa a carico di alcuni prodotti agricoli statunitensi (tra cui pollo, manzo, maiale, grano e soia). Un quadro - quello del commercio internazionale - sempre più complesso, anche soprattutto se poi si aggiunge "il tira e molla" dei dazi "trumpiani" del 25% per i prodotti messicani e per alcuni di quelli made in Canada, prima minacciati e poi rinviati di un altro mese, fino al 2 di aprile.

Protezionismo e volatilità in borsa - la scorsa settimana a Wall Street è stata la peggiore da settembre 2024 - saranno prologo a una vera e propria recessione? Le risposte sono contrastanti. Alcuni giorni fa il Segretario al Tesoro Scott Bessent, ripreso da Reuters, ha infatti ammesso alcuni segnali di debolezza dell'economia, che potrebbe rallentare nel «periodo di disintossicazione», ovvero di transizione, nel tentativo di trovare un nuovo punto di equilibrio tra spesa pubblica e una «maggiore spesa privata». In altri termini, è inevitabile pagare nel breve periodo il passaggio a un'economia a sempre più trazione privata - con al centro le piccole imprese - e sempre meno dipendente dal sostegno pubblico.

Al contrario, il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha detto a NBC che «non ci sarà alcuna recessione in America», pur ammettendo che «alcuni prodotti realizzati all'estero potrebbero essere più costosi» ma promettendo al contempo che «i prodotti americani diventeranno più economici, ed è questo il punto».

Dunque, per Lutnick, piena fiducia all’operato di Trump, che lavora per «far crescere la nostra economia in un modo mai visto prima» e nessun dubbio sull'ipotesi recessione: «Non c'è possibilità».

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