Primi casi di "variante indiana" registrati nel Regno Unito

Si tratta di poco più di una settantina di infezioni, tra Inghilterra e Scozia. Gli accertamenti sono in corso
LONDRA - Nel Regno Unito sono stati rilevati alcuni casi di contagio da Covid-19 dovuti alla cosiddetta "variante indiana" del SARS-CoV-2, rilevata inizialmente in India nelle scorse settimane. Le infezioni riportate - stando all'ultimo bollettino pubblicato dal Public Health England - sono in tutto 77, delle quali 73 in Inghilterra e altre 4 in Scozia.
La variante, che è stata "etichettata" con la sigla B.1.617, risulta per il momento catalogata come "variante sotto accertamenti". In altre parole, non sono ancora stati confermate possibili caratteristiche legate al suo pattern di mutazioni che potrebbero determinare una maggiore contagiosità o la capacità potenziale di sfuggire alle difese immunitarie, come nel caso delle varianti emerse nel Kent, in Sudafrica e in Brasile.
Le attenzioni degli esperti nel caso della B.1.617 sono rivolte in particolare a due mutazioni presenti nella proteina "spike" del virus che, ha spiegato al Guardian il professor Paul Haunter dell'Università di East Anglia, «lavorando insieme potrebbero rendere assai più problematica» questa variante rispetto a quella brasiliana o a quella sudafricana. Ma solo ulteriori esami potranno confermarlo; motivo per cui, al momento, le autorità sanitarie d'oltremanica non hanno fatto scattare alcuna allerta.




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