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COMO: Churchill sul lago, le foto che svelarono i misteri ingloriosi
Scoop storici
Nel 1945 sir Winston
giunse in segreto a Como
per recuperare e bruciare
il carteggio con il duce
Ma un reporter svizzero
scoprì i suoi movimenti
E li fissò in alcune immagini
COMO: Churchill sul lago, le foto che svelarono i misteri ingloriosi
Scoop storici Nel 1945 sir Winston giunse in segreto a Como per recuperare e bruciare il carteggio con il duce Ma un reporter svizzero scoprì i suoi movimenti E li fissò in alcune immagini
COMO –
Fu un grande fotografo a scoprire, 57 anni fa, il segreto del misterioso soggiorno di Winston Churchill in Italia. Si tratta di Christian Schiefer, sulla cui figura e opera la tv svizzera trasmetterà presto un documentario prodotto da...
COMO –Fu un grande fotografo a scoprire, 57 anni fa, il segreto del misterioso soggiorno di Winston Churchill in Italia. Si tratta di Christian Schiefer, sulla cui figura e opera la tv svizzera trasmetterà presto un documentario prodotto dalla Imago Film di Lugano. Il fotoreporter svizzero, autore delle celebri immagini di Piazzale Loreto con i cadaveri del Duce e dei gerarchi appesi a testa in giù, non seppe mai che, giungendo sulle rive del lago di Como nel settembre del 1945, aveva fatto lo scoop del secolo. Mandato dal magazine Schweizer Illustrierte per fotografare la vacanza dello statista inglese, Schiefer si trovò a sbattere contro il più imponente muro di gomma della storia. L’ex premier britannico, giunto in Italia in compagnia della figlia Sarah e sotto la falsa identità di “colonnello Warden”, era infatti protetto da una tale rete di sicurezza da suscitare più di un sospetto circa la vera natura della sua visita. A capo della sua scorta personale aveva voluto con sé il sergente Thomson di Scotland Yard, rifiutando la collaborazione delle autorità italiane che gli avevano offerto anche la protezione di propri agenti. Particolare che suscita esso stesso qualche perplessità: che cosa aveva, in realtà, da nascondere il vecchio “Winnie”? Battuto dai laburisti alle elezioni, Churchill non era certo venuto in Italia solo a ritemprarsi. Scopo autentico del suo viaggio Oltremanica era invece quello di recuperare il suo compromettente carteggio con Mussolini, di cui esistevano in Italia non soltanto gli originali, ma anche alcune copie. Da parte inglese, si è sempre negato che questo fosse lo scopo della missione. Ma la testimonianza di Schiefer, morto nel '98 all’età di 102 anni, consente oggi di aggiungere nuovi elementi a un quadro già decisamente inquietante. Quando il fotoreporter elvetico giunse sulle rive del Lario, a Moltrasio, fu respinto ai cancelli di Villa Apraxin dove lo statista inglese aveva fissato il suo quartier generale. Ospite del generale Alexander nella splendida residenza dell'industriale Guido Donegani con vista sul lago, ufficialmente Churchill si sarebbe dedicato esclusivamente alle gite in motoscafo e al suo hobby preferito, i ritratti ad acquerello. Invece, la verità era lontana mille miglia da questo quadretto idilliaco. Tanto per cominciare, Villa Apraxin, detta “delle Rose” per via dei magnifici giardini fioriti digradanti verso la spiaggia, era stata messa a disposizione delle autorità militari inglesi che vi avevano trasferito tutta la documentazione top secret recuperata dall’Intelligence Service nei luoghi dove erano transitati Mussolini e la sua corte in fuga. Il maggiore Malcom Smith vi aveva ad esempio fatto affluire le carte scottanti sequestrate in una palestra di Como dov’erano state rinvenute all’interno di una cavallina. Quando Churchill mise piede nella residenza moltrasina, probabilmente visionò quegli incartamenti, distruggendoli seduta stante. Poi si dedicò a cercare gli altri documenti, visitando personalmente tutti i luoghi dove erano passati i dossier di Stato. Si recò nel piccolo paese lacustre di Domaso a visitare l'allibito direttore di una filiale di banca dove erano state temporaneamente depositate le carte. Fece un picnic nel giardino della villa di famiglia di Gianfranco Miglio, requisita dai partigiani e utilizzata come caveau per gli ori e i documenti sottratti a Mussolini e ai gerarchi. Insomma, si diede da fare per eliminare le prove delle sue spregiudicate trattative con il Duce. A quanto pare, acquistò dal Partito comunista gli originali delle carte che cercava, ma l’accesso alle copie gli restò precluso. Il 28 ottobre 1945, il settimanale di Ginevra Voix Ouvrière uscì con una illustrazione che mostrava Churchill seduto davanti a un caminetto, impegnato a gettare documenti tra le fiamme. Ma, ancor prima, era stato Schiefer a intuire la verità attorno all’enigmatica visita in Italia dello statista britannico. Respinto ai cancelli di Villa Apraxin da un cordone di sicurezza impenetrabile, davvero inaudito per un uomo politico che non aveva ormai più nessun incarico di governo, il fotoreporter svizzero trovò, senza saperlo, la prova degli oscuri maneggi che si consumavano nella residenza di Donegani. Fu molto insospettito dal comportamento della fidata custode della villa, Antonia Antonelli, che si mostrò ai suoi occhi “taciturna e tremante, esitante e impaurita”. Poi, come se dovesse tradire chissà quale segreto, spifferò che Churchill aveva già dipinto tre acquerelli e che, nell'intimità della stanza da bagno, indossava una vestaglia a fiori. Ma qual era la ragione vera del terrore della donna? Era forse venuta meno alla consegna di non rivelare nulla sul soggiorno dell’illustre ospite? La ragione di quell’impenetrabile riserbo Schiefer lo avrebbe scoperto di lì a poco. Protetto dagli agenti indiani di Sua Maestà britannica, Churchill era tenuto a debita distanza anche dai giornalisti. Schiefer non poté neppure rubare uno scatto con il teleobiettivo, perché “Winnie” veniva fatto salire in auto davanti al portone della villa, senza nemmeno percorrere a piedi pochi metri. Ma il tenace fotografo non si diede per vinto. Seguì Churchill durante uno spostamento a Menaggio e lì, con un po' di sigarette e di cioccolato, riuscì a corrompere le guardie della scorta che gli consentirono di prendere qualche immagine, di nascosto. Le quali, tuttavia, non dovettero soddisfare molto Schiefer, che ebbe il coraggio di esprimere le sue rimostranze a Churchill stesso, chiedendogli di poterlo ritrarre. Sir Winston gli rispose tra il burbero e lo sdegnato: “Allora, siete svizzero? Che volete da me? Sparite dalla mia vista. Non posso tollerare i fotografi”. Le tre-quattro fotografie riprese "di fortuna" vennero pubblicate sulla Schweizer Illustrierte del 19 settembre 1945. Ma, in realtà, di ciò che fece Churchill sul lago di Como - concludeva il settimanale – “nessuno sa niente, nessuno ha visto niente”.
Tratto da: Il Masseggero Veneto
Si ringrazia: Roberto Festorazzi
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