Processo Fritzl, il giorno di Elisabeth

VIENNA - Al secondo giorno del processo a St. Poelten (Bassa Austria) a Josef Fritzl (73 anni), il padre-mostro che per 24 anni ha segregato e violentato la figlia facendole partorire sette figli, è la volta oggi della testimonianza, via videoregistrazione, della figlia-vittima, Elisabeth (43 anni).
Alla prima giornata ieri, Fritzl aveva ampiamente raccontato, a mò di indiretta autogiustificazione dei suoi orrendi crimini, la sua infanzia difficile con una madre che non lo voleva e lo picchiava. Il padre-mostro, che rischia fino all'ergastolo, si era riconosciuto colpevole di incesto, stupro e segregazione, ma non dei capi di imputazione più gravi: omicidio colposo (di un figlio dell'incesto morto poco dopo la nascita per difficoltà respiratorie) e riduzione in schiavitù.
In dichiarazioni all'agenzia austriaca Apa, l'avvocato di Fritzl, Rudolf Mayer, ha spiegato oggi che il suo assistito ieri ha celato il volto dietro un raccoglitore di documenti perché "semplicemente si vergognava, per questo si è nascosto". Il legale ha sottolineato che Fritzl è stato finora "collaborativo" e ha "risposto a tutte le domande del tribunale". A suo avviso, il processo dovrebbe concludersi rapidamente e "senza sorprese".
Ieri il dibattimento si è svolto a porte chiuse tranne le due ore iniziali, in cui sono stati letti i dispositivi della difesa e dell'accusa e rivolte le prime domande a Fritzl. Oggi dovrebbe svolgersi del tutto a porte chiuse, ma è possibile che il pubblico, inclusi i 95 giornalisti accreditati, sia riammesso in aula se verranno ascoltate le perizie di esperti. Mayer non esclude peraltro che alcuni degli esperti non vengano ascoltati. In tutto le perizie sono quattro: di uno psichiatra, uno specialista di neonati (per il bebé morto), un elettromeccanico (per la porta blindata) e un esperto di ventilazione (per verificare l'ossigenazione nel bunker-carcere sotterraneo).
L'udienza sarà comunque dominata dalla visione della testimonianza videoregistrata della figlia Elisabeth. Il video contiene il racconto del "martirio" da lei patito da quando aveva 18 anni fino alla liberazione il 26 aprile 2008 dalla cella-bunker dove è rimasta tutto il tempo segregata assieme a tre dei sette figli nati dall'incesto (di cui uno morto). Il video dura 11 ore e oggi viene mostrato solo in alcune parti.
ATS / ANSA
Foto d'apertura: Keystone / Ap Helmut Fohringer






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