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COMO: La "Ycami" punta alla Grande Mela

Sviluppo, crescita: sono solo due degli obiettivi che, seppur sembrano ambiziosi, intende raggiungere al più presto la “Ycami”, l’azienda comasca con sede in via Provinciale a Noverate che ha legato la sua immagine agli arredi d’interni in alluminio
COMO: La "Ycami" punta alla Grande Mela
Sviluppo, crescita: sono solo due degli obiettivi che, seppur sembrano ambiziosi, intende raggiungere al più presto la “Ycami”, l’azienda comasca con sede in via Provinciale a Noverate che ha legato la sua immagine agli arredi d’interni in alluminio
NOVEDRATE. Sviluppo, crescita: sono solo due degli obiettivi che, seppur sembrano ambiziosi, intende raggiungere al più presto la “Ycami”, l’azienda comasca con sede in via Provinciale a Noverate che ha legato la sua immagine agli arredi d’...
NOVEDRATE.

Sviluppo, crescita: sono solo due degli obiettivi che, seppur sembrano ambiziosi, intende raggiungere al più presto la “Ycami”, l’azienda comasca con sede in via Provinciale a Noverate che ha legato la sua immagine agli arredi d’interni in alluminio. Un progetto che sta già portanto ai primi risultati concreti con l’ultimazione del nuovo stabilimento di 8.500 metri quadri a Noverate pronto a partire dal prossimo mese di settembre e destinato a diventare il nuovo quartier generale dell’azienda con uffici e show room. Con un fatturato di 26.000.000.000 di lire nel 2000 (rispetto ai “soli 21 e mezzo dell’anno precedente i vertici puntano a raggiungere quota a fine 2001. Il 40% del fatturato è realizzato nei mercati esteri, dove nel mirino sono gli Usa che attualmente rappresentano una quota del 34% e che dovrebbe arrivare all’81% nel 2002. A spiegare i contenuti di questa sinergia è Maurizio Rainoldi, export manager consulting dell’azienda: “Dopo una lunga ed articolata trattativa abbiamo firmato un accordo con “Novastudio” per la distribuzione negli Stati Uniti, con particolare riferimento al contract che verrà seguito da un nuovo show room a New York nella Cinquantottesima. E’ un accordo – ha aggiunto – che parte con l’acceleratore schiacciato”. Di recente è stato avviato il sito “Ycami Usa” e proprio in questi giorni è al via la campagna di comunicazione. I programmi per l’arredo residenziale avranno inizio in autunno, insieme allo show room di Miami. Nella seconda parte del 2002 ci sarà un negozio Ycami su strada a Soho. Tutto questo rappresenta per l’azienda comasca il futuro imminente. Intanto, oggi, il mercato più importante rimane quello dell’Europa con in testa Germania, Svizzera e Inghilterra che sta dando particolari performance di crescita. Anche in Sud America li lavora bene, soprattutto in Brasile dove la proprietà Ycami intende raggiungere un accordo distributivo come con gli Stati Uniti. Su un totale di 2000 punti vendita, 500 sono in Italia, per ora rimane il primo mercato di riferimento, con il 60% del fatturato. Ma dietro le cifre si nasconde una realtà aziendale che sta riposizionando l’immagine del suo arredamento, pur restando fedele al materiale che ne ha scritto la sua storia: l’alluminio, con le sue performance di leggerezza e resistenza, l’aspetto high tech che abbinato ad altri materiali e interpretato da finissaggi particolari assume un aspetto più caldo e sofisticato. E Ycami sull’alluminio sembra conoscere ogni segreto. Non poteva essere diversamente visto che ha ereditato il suo know how dalla Caimi Export, industria che trasforma l’alluminio per l’arredamento. La Ycami nasce venti anni fa come una costola del Gruppo Caimi Export, con sede sempre a Noverate, e dal ‘90 è una società assolutamente autonoma, guidata da Buby Caimi che rappresenta la terza generazione della famiglia di imprenditori legati al settore. Buby è il fratello del campione di scinautico Toto Caimi, morto tragicamente alcuni anni fa durante una gara a Colico e lui stesso è rimasto coinvolto, lo si ricorderà, nella collisione avvenuta a Cernobbio un paio di anni fa in cui perse la vitsa il giovane Matteo Bravin di Grandate. Ma torniamo alla Ycami”: già da subito l’azienda riesce a nobilitare il materiale, affidandone l’interpretazione stilistica a designer internazionali. F.A. Porsche disegna la sedia ‘Boulevard’che diventa un simbolo dell’azienda, un prodotto estremo che per la sua immagine tecnologica viene scelto dall’Orbit Caffetteria di Cape Canaveral. Poi arriva la sedia impilabile Margherita di Carlo Colombo, che, giovane e grintosa, ha una struttura in alluminio e la seduta in policarbonato trasparente. Tra i complementi più noti rientra la serie di sedie imbottite Ratafià di Mario Mazzer rivestite in tessuto sfoderabile o in pelle. Le impronte di Ycami si trovano, tra gli altri spazi, nell’aeroporto di Las Vegas, alla Marlboro hospitality durante le gare, nella vip lounge e nella motor home Ferrari dei gran premi, negli studi di registrazione di Eros Ramazzotti. Lo stile rimane comunque riconoscibile negli anni: ripropone forme e volumi classici realizzati con materiali futuristici. Ma strada facendo l’alluminio comincia la sua metamorfosi e viene abbinato al legno, alle stoffe, ai materiali plastici fino ad arrivare all’ultima collezione di imbottiti, dove assume toni più minimali per lasciare spazio all’evoluzione dell’immagine aziendale che procede di pari passo con una diversificazione dei prodotti. Dai singoli complementi d’arredo si passa a soluzioni più articolate che puntano sui sistemi contenitori. Uno spostamento che, cominciato l’anno scorso, è sfociato quest’anno nella messa a punto di mobili contenitori come “Achille”, su cui punta l’azienda insieme agli imbottiti. Un progetto che all’ultimo Salone del mobile è stato scelto da Domus Academy, all’interno della mostra imade sui materiali, come esempio della padronanza dell’alluminio da parte del marchio. “Da azienda di prodotto – spiega Maurizio Rainoldi – stiamo cercando di diventare azienda di marca. Lavorando su una molteplicità di nuovi prodotti vogliamo affermare il nostro gusto, export manager consulting di Ycami. Ma, se fino ad ora l’azienda ha pensato di più alla casa, adesso comincia a spingere sul contract che nel 2000 ha rappresentato il 15% del fatturato, realizzato soprattutto con il mercato europeo, con l’obiettivo di arrivare al 30% entro il 2002”.

di BOb Decker

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