Ciad: Unhcr, testimonianze rivelano atrocità attacchi
GINEVRA - Bambini ed anziani bruciati vivi nelle loro case, uomini cui sono stati estratti gli occhi a colpi di baionette: sono atroci le testimonianze raccolte dall'Onu tra i superstiti degli attacchi dei famigerati predoni a cavallo contro i villaggi del Ciad sud-orientale, contagiato dalle violenze etniche del vicino Darfur.
"Continuiamo a ricevere informazioni di attacchi violentissimi contro villaggi nel sud est del Ciad", ha riferito il portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (unhcr) Ron Redmond. "Le informazioni fornite dai superstiti di recenti attacchi al sud di Goz Beida (Cad sud orientale) sono simili: i villaggi sono circondati da uomini armati - alcuni in uniforme militare - che si muovono a cavallo o su cammelli. In alcuni casi, gli aggressori usano anche razzi per lanciare granate, hanno riferito i testimoni. I villaggi sono quindi completamente dati alle fiamme e gli abitanti freddati mentre tentano di fuggire. I superstiti descrivono i loro aggressori come arabi nomadi, provenienti dal Ciad e dal Sudan.
Le testimonianze sono strazianti e raccontano di bebé, bambini, anziani ed infermi bruciati vivi nelle loro case poiché incapaci di scappare. In un villaggio - ha proseguito Redomnd - sette bambini sono stati bruciati vivi, hanno raccontato gli abitanti. In un altro, un uomo paralizzato è rimasto intrappolato nella sua casa ed è morto bruciato. I superstiti sono in stato di shock". Redmond ha riferito che nell'ospedale di Goz Beida, invaso dai feriti, tre uomini che avevano tentato di tornare ai loro campi vicino a Koloi ed a Tamadjour sono stati attaccati da 'arabi' che hanno loro strappato gli occhi a colpi di baionette. La gente è in fuga. Dall'inizio del mese, almeno 12mila persone hanno lasciato i loro villaggi, ha detto Redmond. Almeno 23 villaggi sono stati attaccati ed altri 20 abbandonati dagli abitanti spaventati. Continuano inoltre a giungere rifugiati in fuga dal vicino Darfur. Il Ciad già ospita 218mila profughi sudanesi.




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