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CURIOSITA': A Sirtori l’albero più alto d’Italia
Misura come un palazzo di sedici piani. E a Olginate quello più grande del Lecchese. Presentato a Villa Locatelli il censimento delle piante monumentali

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CURIOSITA': A Sirtori l’albero più alto d’Italia
Misura come un palazzo di sedici piani. E a Olginate quello più grande del Lecchese. Presentato a Villa Locatelli il censimento delle piante monumentali
CURIOSITA': A Sirtori l’albero più alto d’Italia
Misura come un palazzo di sedici piani. E a Olginate quello più grande del Lecchese. Presentato a Villa Locatelli il censimento delle piante monumentali
SIRTORI -
Gioielli nascosti che pochi hanno la fortuna di conoscere ad ammirare; capolavori della natura che, libera di crescere, in duecento anni ha espresso tutta la sua forza e la sua bellezza: sono gli alberi monumentali dell...
SIRTORI -Gioielli nascosti che pochi hanno la fortuna di conoscere ad ammirare; capolavori della natura che, libera di crescere, in duecento anni ha espresso tutta la sua forza e la sua bellezza: sono gli alberi monumentali della provincia di Lecco. I volontari del Wwf, su incarico dell’Amministrazione provinciale di Villa Locatelli, ne ha contati 508 esemplari disseminati in 42 comuni del territorio. Sopra tutti spicca un “Liriodendron tulipifera” che con i 52 metri e oltre è l’albero più alto d’Italia. Misura come un palazzo di sedici piani. Cresce nello splendido parco di Villa Besana a Sirtori (Lecco), un giardino all’inglese di 8 ettari, dove trovano spazio vasti prati punteggiati da macchie di bosco pregiato. Il “Liriodendron”, vecchio di circa 200 anni, si nasconde in una conca che cela la sua maestà, ma basta avvicinarsi al tronco per rimare impressionati dalla altezza. Accanto ad esso, altre due piante della stessa specie fanno bella mostra più basse di soli due metri, in un circolo di sette alberi. Il sole filtra tra le fronde solo durante le prime ore mattutine: appena si alza, le foglie ne bloccano i raggi creando un fitto contrasto di luci e ombre. A poche centinaia di metri di distanza sorge un raro faggio rosso: ve ne erano tre vicini, ma un fulmine li ha colpiti, consentendo ad un pericoloso fungo di proliferare e obbligando i proprietari ad abbatterli. Un mucchio si segatura testimonia ancora la loro presenza, come una sorta di collinetta funebre che presto l'acqua ed il vento disperderà. Le intemperie sono però state clementi con due cedri isolati che incorniciano la storica dimora ottocentesca. L’albero con la circonferenza maggiore sorge invece a Olgiate Molgora, in Villa Picenardi. Un Platanus hybrida raggiunge i 995 centimetri: per abbracciarne il tronco devono unirsi almeno sei persone. A Casargo invece un Fagus sylvatica misura 930 centimetri, dieci centimetri in più del Sequiadendron giganteum (sequoia gigante) di Villa Cornaggia a Merate che è pure l’albero più alto della specie. Il nubifragio che si è abbattuto sulla città il luglio del 1999 lo ha miracolosamente risparmiato, chiedendone in pegno solo la sommità, sfregiata da un lampo. La pianta è citata anche nella guida De Agostani ed è dichiarata monumento nazionale. In Villa Cornaggia, dove i muratori stanno lavorando per realizzare un residence di lusso, crescono altri tesori animati di linfa: un platano dalla circonferenza di 6 metri ed un gruppo di faggi fusi in un unico essere per formare la volta di una cattedrale naturale. Ma Merate ospita altri piccoli tesori che quotidianamente vengono ignorati dai passanti distratti alla cui ombra parcheggiano le auto o si soffermano a parlare, inconsapevoli dello splendore che li sovrasta. In Via don Angelo Perego un tasso di oltre 200 anni testimonia l’antico splendore del parco di Palazzo Prinetti dove un viale fiancheggiato da palme collegava il Castello all’area dove ora sorge l’oratorio maschile. Il tempo e l’opera dell’uomo ha risparmiato solo quell'esemplare che a dispetto dell’età ogni primavera continua ad inondare la strada di bacche rosse.In via Santa Marta, a ridosso del primo centro parrocchiale della gioventù, è piantato invece un leccio, anch'esso di 200 anni. La recinzione di una casa privata impedisce di scorgerne la base e illude che si tratti di tre alberi, ma i tronchi a pochi metri da terra si fondono con un’unica corteccia. Di veneranda età pure un cedro di Viale Garibaldi che sorge proprio davanti al Municipio. Le due colossali piante della stessa specie che fiancheggiano il monumento ai Caduti in piazza degli Eroi sono invece state piantate di recente, dopo la Seconda Guerra Mondiale: gli alberi precedenti sono stati abbattuti ed utilizzati come combustibile. Anche gli alberi del Parco delle Rimembranze ricordano i tempi bui del conflitto. Ognuno di essi è dedicato ad un soldato meratese morto per la libertà dell’Italia dal nazifascismo e dagli invasori. Chi ha ceduto il terreno, lo ha vincolato ad imperitura memoria dei martiri della guerra.censimento degli alberi monumentali, commissionato lo scorso 26 giugno, potrebbe però rivelare altri interessanti sorprese. I responsabili del Wwf hanno infatti coperto solo il 46,7 per cento del territorio, tralasciando 48 paesi. Per completare l’opera, guidata dal consigliere Battista Albani e dal responsabile del Servizio Agricoltura Francesco Mazzeo, con l’ausilio del responsabile scientifico del progetto Riccardo Tucci e dal rilevatore Cesare Piccamiglio, non bastano però i 10.329 €uro stanziati da Provincia e Regione. I fondi sono già stati spesi per l’acquisto del materiale fotografico, l’elaborazione dei dati raccolti su apposite schede valutative, l’inserimento del materiale nell’apposito software, la localizzazione degli esemplari su mappe in scala 1 a 10mila anche tramite il Gps - Global position system - e il rimborso spese per il gli spostamenti. La prossima settimana proprio Battista Albani, Presidente della Commissione V, chiederà ai collegi di mettere a disposizione altre risorse che verranno utilizzate per completare i rilievi e le schedature e predisporre materiale divulgativo per valorizzare gli esemplari arboreiIl comune più ricco di alberi monumentali per ora è Lecco che ne ospita 37, seguito dai 34 di Abbadia Lariana, 32 di Primaluna, 30 di Arandola, 27 di Casatenovo, 26 di Cortenova, 25 di Casargo, 23 di Merate, Galbiate e Sirtori, 21 di Introbbio, 18 di Olgiate Molgora, Morterone e Ballabio, 16 di Margno, 14 di Colico, 12 di Ello, 10 di Bellano, 9 di Varenna e Sirone, o di Mandello del Lario e Monticello Brianza, 7 di Verderio Superiore, 6 di Malgrate, Olginate e Valmadrera, 5 di Airuno e Montevecchia, 4 di Brivio, Erve, Calolziocorte e Pescate, 2 di Garlate, Oggiono, Piagnona e Torre de’ Busi e dagli unici esemplari di Barzio, Dolzago, Pasturo, Perledo e Premana. Dalle prima analisi sembra che le specie più rappresentate in provincia siano il faggio (17,65 per cento), la betulla (16,86 per cento), il pioppo ibrido (8,04 per cento) ed il castagno (6,08 per cento), con una buona presenza però anche di cedro, liriodendro, carpino e ippocastano. Il censimento ha inoltre evidenziato pure alcune specie particolarmente rare sia in ambito lecchese sia a livello regionale, come la Palma del Cile, la Retinospora piumosa, il Parasole del Giappone, la Quercia palustre, il Noce amaro, la Criptomeria del Giappone, l’Araucaria, l’Acero giapponese ed il Pioppo e l’Ontano bianchi.
di Bob Decker
si ringrazia: Donato De Salvo - Merateonline.it
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