Francesco Maggi
Sono nato il 9 agosto 1961, a Castel San Pietro (TI). Nel 1985 mi sono laureato al Politecnico federale di Zurigo come ingegnere dei materiali (Facoltà di Chimica) e, dopo una prima esperienza lavorativa nell'industria, ho seguito i corsi di Scienze naturali presso l'Università di Milano, sostenendo alcuni esami in zoologia, geografia, ecologia ed evoluzionismo. Negli anni Novanta ho iniziato a collaborare con il WWF, dapprima come animatore di campi natura, e a partire dal 1996 come collaboratore fisso. Dal 2000 sono responsabile della Sezione WWF Svizzera italiana e mi sono particolarmente impegnato per lo sgombero del silos Ticino dalle Bolle di Magadino e per la salvaguardia del Piano di Magadino.
Come è nata la passione per la politica?
Nella mia famiglia si è sempre discusso animatamente di politica, è quindi da sempre parte della mia vita. Vivo la politica come un impegno per migliorare la qualità di vita delle cittadine e dei cittadini del Ticino. Prima di ‘buttarmi’ in politica, all’età di 40 anni, ho però affrontato un lungo periodo di studi che mi hanno permesso di acquisire le conoscenze e l’esperienza necessaria ad affrontare i problemi in modo ‘olistico’ e con prospettive a medio-lungo termine, una caratteristica rara nei politici.
Quali sono i temi che le stanno più a cuore?
La politica ambientale evidentemente, con particolare attenzione all’economia. Le misure sin qui adottate dai partiti borghesi hanno generato nei cittadini un’equazione ambiente=maggiori costi che non corrisponde alla realtà. Esistono politiche ambientali che riducono i costi per i cittadini. Ad esempio gli investimenti nell’efficienza energetica riducono i costi della bolletta, bere acqua dal rubinetto costa mille volte meno rispetto a quella in bottiglia, il car-pooling dimezza i costi di trasporto, ecc… Però, come i costi della salute non scenderanno mai fino a quando le lobby delle casse malati e delle industrie farmaceutiche detteranno legge negli attuali partiti di maggioranza, analogamente i consumi energetici non scenderanno mai finché i grandi produttori di energia difenderanno i loro profitti, mentre il traffico stradale e le colonne non diminuiranno finché il settore delle costruzioni godrà di un ampio sostegno per continuare a costruire nuove infrastrutture, poco importa se costose e poco efficaci. Come deputato verde non conoscono condizionamenti da queste lobby e sono libero di scegliere soluzioni che tengano conto dei rapporti costo/benefici e dei trend a medio-lungo termine, come la necessità di ridurre i gas serra (CO2) e il rincaro del prezzo del petrolio. Personalmente sono quindi convinto che dopo il secolo delle strade si debba promuovere il secolo della mobilità sostenibile, basata sulla riduzione del traffico inutile (ad esempio grazie al car-pooling e alle tecnologie di video-conferenza) e con investimenti mirati ai settori dei trasporti pubblici, mobilità lenta e soluzioni innovative. Oggi le famiglie ticinesi, oltre a dover pagare gli ingenti investimenti nelle strade, devono vivere con 2,3 o persino 4 macchine. Chi non arriverebbe a fine mese con le tasche vuote in queste condizioni? L’obiettivo della mia politica sarà molto chiaro: permettere alle famiglie ticinesi di vivere con una sola auto, o anche senza se lo desiderano. Questo comporta un chiaro miglioramento del trasporto pubblico, ma anche la diffusione capillare, almeno nei centri urbani, del car-sharing (ad esempio le auto di mobility). Se una famiglia necessita occasionalmente di una seconda, o terza o quarta auto basta riservarla su Internet e ritirarla dal posteggio più vicino, alla fine uno paga solo per i chilometri percorsi. Questo permetterebbe a molte famiglie di risparmiare forti somme sulle auto, di acquistare l’abbonamento arcobaleno e avere più soldi a fine mese per altri consumi. Il traffico diminuirà e la qualità di vita e la salute dei cittadini ne beneficerà enormemente.
Quali sono i problemi più urgenti da risolvere in Ticino?
Senza dubbio risollevare l’economia del paese e creare occupazione per i residenti. Per me significa basta con gli investimenti nei mega-progetti che producono poco indotto economico, pochi posti e generano sprechi e danni ambientali, alludo per esempio ai 110 milioni sperperati nelle stazioni sciistiche, quando due erano largamente sufficienti e alle strade. Basta anche con gli investimenti all’estero, come quelli di AET nel carbone in Germania e nel gas in Albania. Investimenti mirati e di piccola entità per creare posti di lavoro nel rispetto dell’ambiente. Penso alle energie rinnovabili, all’efficienza energetica, alla tecnologia ferroviaria innovativa, ai parchi naturali, al turismo dolce, all’artigianato e ai prodotti locali, alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, investimenti nelle infrastrutture alberghiere e nella qualità della ristorazione, nella qualità urbanistica dei nostri centri, ecc… Per fare in modo che questi posti vengano occupati soprattutto dai residenti occorrono maggiori mezzi per la formazione dei giovani e il reinserimento degli oltre 50enni nei settori indicati, salari minimi garantiti per tutte le categorie, maggiori mezzi per il controllo degli accordi bilaterali e un sostegno attivo (ufficio) per l’accesso al mercato italiano (misure della zona economica a statuto speciale richiesta dai verdi a Berna).
Quale il Ticino del futuro che sogna
E’ un Ticino meno litigioso e campanilistico, consapevole dei suoi mezzi, che non punta più sulla quantità ma sulla qualità, che valorizza i suoi punti forti (paesaggio, qualità di vita, risorse naturali, sicurezza, beni culturali, ospitalità) per attrarre industrie di punta, istituti di ricerca e turisti. Dobbiamo essere più interessanti per il mercato del Nord Italia per investire da noi, ma dobbiamo anche imparare a sfruttare meglio il loro mercato, ben più vasto di quello della Svizzera interna. E’ ovviamente un Ticino che fa della qualità di vita e dell’ambiente un suo punto di forza. E dove sia possibile vivere senz’auto (per chi lo vuole) e beneficiare finalmente del grande polo culturale ed economico che è la città di Milano. Un Ticino dove la Regio Insubrica finalmente funziona e porta benefici economici, sociali e ambientali.
Perché dovremmo votarla?
Perché vivo la politica come un impegno per una società migliore, perché decido senza condizionamenti esterni (lobby) sulla base di una visione chiara e che mi permette di fare le giuste scelte (non avrei mai investito tutti quei milioni nelle stazioni sciistiche in un cantone dove il turismo è estivo e consapevole dei riscaldamenti climatici) così come non voto investimenti in nuove strade quando il petrolio raggiungerà il picco di produzione mondiale al più tardi tra dieci anni.




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