Indennità dei politici, l'affondo di Pronzini: «Questo Parlamento ci costa oltre 2 milioni»


Basta parallelismo fra Legislativo ed Esecutivo nel riconoscimento del rincaro. L'aumento delle indennità del Parlamento? La deciderà l'ufficio di presidenza
Basta parallelismo fra Legislativo ed Esecutivo nel riconoscimento del rincaro. L'aumento delle indennità del Parlamento? La deciderà l'ufficio di presidenza
BELLINZONA - «I contributi e le indennità sono eventualmente adeguati al rincaro, su decisione dell’Ufficio presidenziale». È il nuovo articolo 165 della legge sul Gran Consiglio approvata oggi dal Parlamento.
La votazione - Con 54 voti (e 6 contrari), è stato approvato il controprogetto della commissione Gestione e finanze all’iniziativa parlamentare datata 2021 e presentata in primis da Pronzini (MPS), quest'ultima respinta con 54 voti contrari. Nella proposta, datata autunno 2021, ci si poneva l’obiettivo di cancellare l’adeguamento al rincaro del 13% previsto a partire dal 1 gennaio 2022 (per complessivi 200.000 franchi).
«Stravolti i principi della Rivoluzione francese» - «Questo Gran Consiglio - ha ricordato Pronzini nel suo intervento - costa alla collettività oltre due milioni. Il 92% del totale è a carico dei partiti che fanno gruppo. La maggior parte delle voci di spesa riguarda le diarie, cresciute del 16% in quattro anni». Il parlamentare MPS ha criticato poi il controprogetto della commissione: «Stravolgiamo i principi della Rivoluzione francese. Arriva così un quarto potere, vale a dire l’Ufficio presidenziale»
No al parallelismo fra Esecutivo e Legislativo - Il rapporto della Gestione e finanze sottolinea come la commissione si sia «chinata più volte» e abbia «affrontato l’iniziativa». In generale, spiega il relatore Tiziano Galeazzi (UDC), «non si condivide il parallelismo esistente per legge tra Esecutivo e Legislativo in materia di riconoscimento del rincaro». Per il vecchio articolo di legge, infatti, i contributi e le indennità erano adeguati «nella medesima misura degli onorari dei consiglieri di Stato».
Da qui, «in virtù della separazione dei poteri», sarà l’Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio a stabilire, fatte le debite valutazioni, il riconoscimento, o meno, del rincaro ai parlamentari e ai gruppi.