Il Gruppo MPS-POP-Indipendenti, visto obbligo di presentazione del casellario giudiziario «di cui si è sempre vantato Norman Gobbi», non si spiega come possa aver aperto una ditta nel nostro cantone
BELLINZONA - È noto alle cronache come “il finto cuoco di Berlusconi”. Un paio di anni fa era stato condannato per truffa aggravata in Italia, ed ora si è stabilito nel Locarnese dove, come anticipato da Tio.ch ha aperto una ditta. Nella Svizzera italiana, il 48enne avrebbe già raggirato una ventina di produttori di vino l’anno scorso per un totale di quasi 55'000 franchi. Per quella vicenda l’uomo sarebbe stato condannato a sei mesi di carcere nel nostro cantone, ma in precedenza era stato già condannato anche in Italia per truffa e altri reati.
Il Gruppo MPS-POP-Indipendenti, alla luce dell'obbligo di presentazione del casellario giudiziario «di cui si è sempre vantato Norman Gobbi», non si spiega quindi come questa persona abbia potuto ottenere un permesso per risiedere in Ticino e aprire una ditta, «tanto più che dal nostro cantone vengono espulse intere famiglie e persone la cui sola colpa è quella di essere rimaste senza un lavoro».
Il problema, rilevano Pronzini, Arigoni, Lepori è probabilmente relativo a una particolarità dell’estratto dal casellario giudiziale italiano: questo documento - che in Italia si chiama certificato penale o fedina penale - riporta le condanne penali passate in giudicato, ma solo quelle di una certa gravità. Solo le autorità possono visionare tutte le condanne, nell’estratto invece alcune non figurano, nemmeno se a richiederlo (e consegnarlo alle autorità ticinesi) sono i condannati stessi.
Per questo motivo, tramite un'interrogazione, il tre granconsiglieri chiedono al Consiglio di Stato: