Al Consiglio comunale viene chiesto di organizzare una visita aperta alla stampa e ai gruppi politici per capire come funzionano la registrazione e lo stoccaggio dei dati
BELLINZONA - La videosorveglianza in città continua a sollevare domande sulla privacy. I consiglieri comunali UDC-Lega avevano interpellato il Municipio per sapere se fossero presenti rischi di abusi nella gestione delle registrazioni che le telecamere installate sul territorio effettuano giorno e notte.
Avendo ricevuto come risposta che «è tutto in regola» UDC e Lega hanno deciso di tornare sull’argomento sulla base di «testimonianze raccolte» che racconterebbero una storia diversa: «I monitor sono piazzati negli uffici della Polizia, aperti 24h su 24h, e sono accessibili a tutti dalle segretarie amministrative alle donne di pulizia, la signorina allo sportello può guardare la videosorveglianza, ogni tanto semplici impiegati dell’UTC verrebbero piazzati davanti ai monitor per controllare chi ha ficcato il sacco della spazzatura verde al posto di quello rosso, funzionari statali o di polizia possono raccogliere dati su pennette USB, senza che venga allestito un apposito registro con il giustificativo di questi prelievi, infine i tecnici della AMB che gestiscono l’impianto di videosorveglianza hanno libero accesso a tutte le registrazioni».
Al Municipio viene pure contestato che la Commissione comunale della protezione dei dati - imposta dal regolamento - non è stata costituita.
UDC e Lega chiedono pertanto al presidente del Consiglio comunale di organizzare con esponenti di ogni gruppo politico una visita aperta alla stampa del sistema di videosorveglianza della nuova Bellinzona: «Visiteremo gli uffici di polizia e quelli della AMB e ci faremo spiegare dagli agenti e dai tecnici come funziona la registrazione e lo stoccaggio dei dati personali dei cittadini. Saremo così in grado di proporre gli eventuali correttivi per evitare che i dati personali dei bellinzonesi finiscano in mani sbagliate».