Attimi di gelo: il killer fissa negli occhi l'avvocata della famiglia del custode

Capita dopo una frase che urta lo sparatore dei Ronchini. «Quest'uomo non è pentito – dice la legale –. Mi allineo alla richiesta di pena della pubblica accusa».
AURIGENO/ LUGANO - "Sei già un morto che cammina". "Tu farai la fine del topino". "Non ti darò pace fino a quando non ti vedrò orizzontale, bastardo". Sono solo alcuni dei messaggi inviati nel corso di parecchi mesi dallo sparatore dei Ronchini di Aurigeno al custode che poi avrebbe ucciso l'11 maggio 2023. Lo odiava. In particolare perché aveva iniziato una relazione con sua moglie, un rapporto scoperto a luglio 2022.
Il ritratto – «La vittima era una persona di cuore – ricorda Giorgia Maffei, avvocata della famiglia del custode –. Sempre disponibile. Non voleva morire. Quel giorno si è aggrappato alla vita fino all'ultimo. Amava i suoi figli. E da luglio 2021, dopo l'uccisione della mamma, ricopriva anche il ruolo di una genitrice che non c'era più».
Testa tra le mani – Mentre l'avvocata parla, il 44enne alla sbarra ha la testa tra le mani. La terrà a lungo abbassata. «L'imputato principale di questo processo una volta ha scritto alla vittima che l'avrebbe fatta a pezzi e disseminata per tutta la Svizzera. Anche dopo avere sparato, non si è interessato di quello che ha fatto. Ha risposto addirittura al telefono della vittima, parlando con l'ormai ex moglie e dicendole "Tu hai fatto stare male me, ora piangi tu". Ha ucciso e lo ha fatto a sangue freddo. Come fanno i killer».
Prove da eliminare – L'avvocata evidenzia come negli istanti successivi al delitto il 44enne abbia cercato di eliminare prove che potessero incastrarlo. «In tutto questo tempo in carcere tra l'altro ha continuato a insistere sugli aspetti a suo vantaggio. Dall'inchiesta tuttavia è emerso che era lui a istigare il custode. Non il contrario. L'imputato non è un uomo d'onore. Si deve vergognare».
«L'intermediaria ci ha presi per cretini» – Maffei si volta poi verso la donna che ha fatto da tramite affinché il 44enne trovasse una pistola. «Ci ha presi per cretini. Facendoci credere di non sapere cosa stesse facendo. Sapeva che il suo datore di lavoro voleva ammazzare». L'avvocata non ha clemenza nemmeno per il "venditore". «Per soldi non si è fatto problemi».
«È un assassino» – Il 44enne intanto continua a guardare per terra. Sembra frastornato. «Non accettava che l'ormai ex moglie avesse una nuova relazione – tuona l'avvocata –. È stato vigliacco. Ha dimostrato una cattiveria che travalica i limiti di un omicidio. È un assassino. Si è presentato con la pistola carica perché la voleva usare».
Sette lunghi secondi – Poi accade qualcosa per certi versi sorprendente. L'avvocata insiste sul fatto che il killer non permettesse all'ormai ex moglie di rifarsi una vita. «Lui però in vacanza a Instanbul con la sua collaboratrice, la stessa che le ha fatto da tramite per avere una pistola, ci è andato». A quel punto l'imputato si volta di colpo verso l'avvocata. E per sette lunghi e silenziosi secondi la fissa con occhi sgranati. Cala il gelo per qualche attimo.
«Non abbassa neanche lo sguardo» – «Ques'uomo non è pentito – riprende l'avvocata –. E tiene testa al mio sguardo. Non abbassa la testa come dovrebbe fare una persona pentita. La detenzione a vita per lui è l'unica pena possibile. Gli altri due imputati si sono resi complici in assassinio. Mi allineo alle richieste di pena della pubblica accusa». Tradotto: sette anni di carcere per lei, dieci per lui.
Cure per i tre figli – Maffei elenca infine le cifre con cui andranno risarciti i figli del custode ucciso e i famigliari. «Le cure dei tre figli devono essere garantite per un'intera vita», conclude.