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AURIGENO/ LUGANO

Ecco cosa ha fatto quell'uomo prima di uccidere

Le ore che hanno preceduto il delitto dei Ronchini. A raccontarle è lo stesso 44enne che ha sparato tre colpi di pistola al custode della scuola.
Ti-Press (archivio)
Ecco cosa ha fatto quell'uomo prima di uccidere
Le ore che hanno preceduto il delitto dei Ronchini. A raccontarle è lo stesso 44enne che ha sparato tre colpi di pistola al custode della scuola.

AURIGENO/ LUGANO - Quei tre ragazzini avevano già subito qualcosa di orribile. La perdita della mamma, uccisa barbaramente poco tempo prima oltre Gottardo. «Nemmeno questo l'ha fatta desistere?», chiede il giudice Amos Pagnamenta al 44enne, autore del delitto dei Ronchini di Aurigeno. L'uomo, alla sbarra a Lugano a due anni dagli spari mortali al custode delle scuole, tentenna. Sa che, a causa del suo gesto, quei tre ragazzini oggi non hanno più nemmeno il papà. «Ero così arrabbiato», sostiene l'imputato.

Alla ricerca di una pistola – Emerge che, nel corso dell'inchiesta, l'uomo ha raccontato più versioni su come si è procurato la pistola con cui l'11 maggio del 2023 ha ucciso il custode, l'uomo con cui la sua ex moglie aveva iniziato una nuova relazione. Un'arma costata circa 800 franchi. Perché tanta confusione? «Non volevo coinvolgere altre persone per uno sbaglio che ho commesso io». Al figlio dell'ex moglie, il 44enne avrebbe anche chiesto di procurargli una pistola. «Poi gli ho detto di lasciare stare».

La Glock al bar – E come è avvenuto il contatto con il 33enne che gli ha poi fornito la Glock usata per uccidere? «Ci siamo visti in un bar – replica confuso l'imputato –. Gli ho detto che mi serviva un'arma per fare male a una persona. Non penso di avere usato la parola "uccidere". Ho spiegato che erano undici mesi che stavo soffrendo». «Che strano – puntualizza il giudice –. Lei ha detto a tutti che voleva uccidere quell'uomo. E invece in questa occasione non ha usato quel verbo».

Quanti dribbling – A colpire è che l'imputato, tra un silenzio e un "non ricordo", continua a dribblare le domande di Pagnamenta sulle modalità con cui ha interagito con chi gli ha procurato l'arma. «Mi è stata consegnata ad aprile 2023. Non ricordo la data esatta». Poi aggiunge: «Una volta presa la pistola, volevo sbarazzarmene. Ma non riuscivo a restituirla. Sembrava brutto tornare da quel tipo e ridargliela. L'ho così messa da parte».

La mattinata prima del dramma – Si arriva così al giorno del dramma. La mattinata inizia con un colloquio con l'assicurazione. «Mi dicevano che, pur essendo in malattia, stavo lavorando. E che stavo percependo soldi a cui non avevo diritto. C'erano magari persone anziane che avevano bisogno e allora facevo un salto in negozio. Mi sono arrabbiato tantissimo». Poco dopo, una telefonata all'ex moglie. Stando all'imputato, per questioni legate ai figli. Una discussione accesa.

«Astio pesante col custode» – Ma perché quel giorno il 44enne ha deciso di andare a uccidere il custode anziché recarsi dall'ex moglie con cui aveva appena avuto un diverbio? «Con lui si era creato un astio pesante. Sono andato più volte ad Aurigeno quel giorno. All'inizio ho desistito e sono tornato a Locarno. Mi sono fermato anche in chiesa. Ero in tilt».

Passaggio in incognito – L'uomo ha anche chiesto a un conoscente di dargli un passaggio in incognito verso la Vallemaggia. «Ho sbagliato». Il giudice non molla: «Mi chiedo se la prima trasferta ad Aurigeno non rappresentasse una specie di sopralluogo». E come mai il 44enne proprio quel giorno ha deciso di andare ad Aurigeno con la pistola, visto che l'arma ormai ce l'aveva da qualche tempo? «Volevo ripartire da zero. L'intenzione era parlare col custode e fargli del male. Ma non ucciderlo».

Ricerche sul darkweb – Poche settimane prima dei fatti il 44enne ha cercato un sicario sul darkweb. Per uccidere il custode. «Come mai allora lei dice che l'11 maggio non voleva uccidere?», gli chiede il giudice. «Se avessi avuto davvero intenzione di uccidere – sostiene l'imputato – avrei portato a conclusione la mia ricerca sul darkweb. Non mi sarei sporcato le mani io».

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