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«Atti mostruosi. Ha ridotto sua figlia a un oggetto sessuale»: 12 anni di carcere

Condannato e arrestato seduta stante il 67enne del Sottoceneri che per ben 12 anni abusò sessualmente della figlia adottiva.
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«Atti mostruosi. Ha ridotto sua figlia a un oggetto sessuale»: 12 anni di carcere
Condannato e arrestato seduta stante il 67enne del Sottoceneri che per ben 12 anni abusò sessualmente della figlia adottiva.

LUGANO - «Sono atti di una gravità mostruosa» quelli commessi da un 67enne del Sottoceneri che tra il 2012 e il 2023 ha abusato sessualmente della sua figlia adottiva. Lo ha detto oggi il giudice Amos Pagnamenta, condannando l'uomo a 12 anni di carcere, più un trattamento ambulatoriale psichiatrico e il divieto a vita di svolgere qualsiasi attività a contatto con minori.

L'accusato, che ha perpetrato i primi atti quando la figlia aveva solo otto anni, è stato ritenuto colpevole di tutte le ipotesi di reato, tra cui atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale e violenza carnale. In lui è poi stato ravvisato un pericolo di fuga, perciò la Corte ha disposto il suo arresto immediato.

«Tantissimi atti sessuali, per tantissimi anni» - «L'imputato ha fatto quanto di più abbietto e ignobile si può fare nei confronti di un minore. E ciò risulta aumentato all'ennesima potenza se si considera che la vittima è sua figlia», ha detto Pagnamenta. «L'ha coinvolta in tantissimi atti sessuali, per tantissimi anni. Ha corrotto una bambina innocente riducendola a un oggetto finalizzato al suo appagamento sessuale».

Il 67enne, oltretutto, «non ha mai ammesso nulla che non fosse già stato ampiamente comprovato in corso di inchiesta, e in sede dibattimentale non è apparso particolarmente dispiaciuto per il dolore da lui provocato».

La paura dell'abbandono - La vittima, dal canto suo, «ha fornito dichiarazioni costanti e coerenti, ammettendo anche fatti che potevano andare a suo sfavore, come il fatto di avere preso l'iniziativa, in alcune occasioni, nell'atto sessuale. Appare però chiaro che in lei c'era la paura di perdere la sua persona di riferimento, cioè il padre, e che era in una condizione di dipendenza affettiva e inferiorità cognitiva rispetto al genitore. E per una giovane adottata, senza parenti stretti nelle vicinanze, il timore dell’abbandono non può che risultare amplificato».

Le dichiarazioni della figlia hanno poi trovato puntuale conferma laddove è stato possibile svolgere degli accertamenti, è stato precisato.

«I messaggi parlano chiaro» - «Il padre, al contrario, ha reiteratamente mentito, preoccupandosi unicamente della sua immagine processuale, senza esitare di tacciare la figlia di bugiarda», ha sottolineato il giudice. «I messaggi agli atti, però, attestano che i contatti sessuali erano già ben presenti prima dei 16 anni della vittima. E si evince anche che vi era già sesso violento».

Secondo la Corte, in definitiva, «il 67enne ha strumentalizzato a proprio favore la sua posizione genitoriale per arrivare a compiere gli atti sessuali. La figlia non poteva dunque opporsi e non ha avuto la possibilità di difendersi».

Durante il dibattimento svoltosi ieri, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto una pena di almeno dieci anni di carcere, più un trattamento ambulatoriale e l'interdizione a vita di svolgere attività a contatto con minori. La difesa, dal canto suo, aveva proposto due anni di detenzione sospesi con la condizionale.

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