Chiesti dieci anni di carcere per il 67enne del Sottoceneri accusato di aver abusato sessualmente della figlia fin dai suoi otto anni.
LUGANO - «Ha approfittato nel modo più abbietto della fragilità di sua figlia, sfruttando la sua posizione di genitore adottivo per sfogare le sue perversioni sessuali». È quanto ha detto oggi pomeriggio in aula la procuratrice pubblica Chiara Buzzi, riferendosi al 67enne del Sottoceneri accusato di aver abusato sessualmente di sua figlia fin dai suoi otto anni.
La pubblica accusa ha così chiesto una pena di almeno dieci anni di carcere, più un trattamento ambulatoriale e l'interdizione a vita di svolgere qualsiasi attività professionale o extraprofessionale a contatto con minori. La difesa, dal canto suo, ha proposto una pena di due anni di detenzione sospesa con la condizionale. La sentenza è attesa per domani alle 16.30.
Ricatti emotivi - «Sono fatti di inaudita gravità: l'imputato ha iniziato con toccamenti e rapporti orali, per poi passare a rapporti completi di vario tipo. E utilizzava minacce e ricatti emotivi per costringere la figlia al silenzio assoluto».
Il padre, affetto da disturbo narcisistico della personalità, si serviva infatti di molteplici tattiche di manipolazione. «Se lei rifiutava i rapporti sessuali lui diventava freddo e distante», ha spiegato Buzzi. «E pur di non essere abbandonata e di sentire quell'affetto genitoriale, considerato che era stata adottata, cedeva. Il 67enne approfittava così del rapporto di dipendenza e di sudditanza venutosi a creare tra loro, ritenuto anche che la madre era gravemente malata ed emotivamente distante».
Controllata e isolata - La figlia veniva poi costantemente sorvegliata dal padre, che controllava le sue chat tramite iCloud e la sua posizione attraverso l'applicazione Trova il mio iPhone. «Un agire molesto e assillante, questo, che favoriva l'isolamento e la chiusura della ragazza, il che naturalmente si rifletteva sulla sua capacità di chiedere aiuto».
Ma non finisce qui. «Il padre intortava la bambina con discorsi manipolatori, dicendole che in una famiglia adottiva era normale che si facesse sesso, perché non vi era parentela biologica».
Ed è così che la vittima si è ritrovata intrappolata, fin dalla tenera età, «in una schiavitù psicologica e sessuale».
«Messaggi compromettenti» - In tutto ciò padre e figlia si scambiavano messaggi e foto esplicite, e lui insisteva perché lei li cancellasse. «Per fortuna lei non sempre l'ha fatto e ha tenuto alcune chat in cui abbiamo trovato messaggi compromettenti», ha evidenziato la procuratrice.
Un altro forte elemento probatorio, per la pubblica accusa, è una lettera scritta dalla vittima, e ritrovata sul computer dal padre, in cui parlava degli abusi subiti negli anni.
Infine a inizio 2023 la ragazza, esasperata e sofferente, ha raccontato ciò che stava subendo a due amici, che hanno fornito le loro testimonianze alla polizia. «In quel periodo vomitava, non mangiava più ed era diventata taciturna. Un malessere, questo, frutto di una tortura psicologica che andava avanti ormai da 12 anni», ha concluso Buzzi.
«Racconti incoerenti» - La parola è quindi passata alla difesa, che ha chiesto il proscioglimento dell'uomo per i reati di coazione sessuale e violenza carnale. «Sono tante le dichiarazioni discordanti riscontrate nel racconto della vittima. Emergono in particolare racconti incoerenti e frutto di suggestione. Una suggestione che può semplicemente derivare dall'adozione della ragazza e dalla relazione intrattenuta con il padre», avvocato Matteo Genovini.
In particolare, «durante una perizia la figlia parlava di 36-48 rapporti sessuali l'anno avuti con il padre, per poi ritrattare enumerando questi atti in circa 10 all'anno. La vittima ha poi collocato i primi atti sessuali durante la terza elementare, dicendo che si ricordava il tema della recita scolastica che si è svolta allora. Abbiamo però appurato che il tema della recita, quell'anno, era un altro».
«Una pseudologia fantastica» - Per Genovini non è quindi possibile escludere che queste incongruenze derivino da un disturbo psichico della vittima sviluppatosi durante la pubertà. «Il perito psichiatrico ha in particolare rilevato che la giovane soffre di un disturbo psichico o meglio di una pseudologia fantastica».
Viene poi sottolineato che a causa della sua grave malattia la madre della vittima e moglie dell'imputato è stata per anni praticamente sempre in casa, eppure non si è accorta di nulla. «Questo rende credibile la versione fornita dal 67enne rispetto all'inizio dei rapporti sessuali con la vittima, da collocarsi a partire dai suoi 16 anni».
La difesa ha infine sostenuto che l'uomo aveva sviluppato una dipendenza affettiva nei confronti della figlia, che vedeva, seppur in maniera sbagliata e malata, come una sostituta della moglie defunta. «Per lui si trattava di una vera e propria relazione, e non aveva capito che sua figlia la viveva in maniera angosciosa».