Abusi sessuali sulla figlia: «Non sono un pedofilo, ero innamorato di lei»

È quanto ha dichiarato in aula un 67enne del Sottoceneri. Le molestie sarebbero iniziate quando la vittima aveva solo otto anni.
LUGANO - Avrebbe costretto la sua figlia adottiva a subire rapporti sessuali di varia natura, sottoponendola anche a pratiche sadomaso, il 67enne del Sottoceneri oggi a processo alle Assise criminali di Lugano. E gli abusi sarebbero iniziati nel 2012, quando la vittima aveva solo otto anni.
Il padre deve quindi rispondere di molteplici ipotesi di reato, tra cui ripetuti atti sessuali con fanciulli, ripetuta coazione sessuale e ripetuta violenza carnale.
Lui, però, nega, sostenendo invece di aver avuto una vera e propria relazione con la figlia, iniziata a partire dai 16 anni di lei, che per legge segnano la maggiore età sessuale.
«Non sono un pedofilo. Tra noi c'era passione» - «Non ho avuto rapporti sessuali con mia figlia quando era bambina e non sono un pedofilo. Non ho idea di come possa essere nata questa storia», ha esordito il 67enne. «Il nostro primo contatto sessuale è avvenuto tra novembre e dicembre 2019, quando lei aveva 16 anni. Si è trattato di un rapporto completo e consensuale, nato a seguito di una forte passione che stava nascendo da parte di tutti e due».
«Lei era contenta» - «Mi sono innamorato di mia figlia», ha insistito l'uomo durante l'interrogatorio. «Il sentimento è nato quando lo stato di salute di mia moglie, che era gravemente malata, è peggiorato. Io ero depresso e ho trovato in lei un'ancora di salvezza. Non sono stato capace di comprendere che quello che stava accadendo era dannoso per mia figlia. Questo anche perché non avevo un riscontro negativo da parte sua: lei era contenta e io ero contento».
Dichiarazioni contrastanti - La Corte, però, ha voluto vederci chiaro. «Lei a inizio inchiesta aveva sostenuto che i rapporti erano iniziati nel 2022, per poi ritrattare a ritroso fino al 2019. Non ha piuttosto adattato la sua versione in funzione delle prove che sono emerse, facendo bene attenzione a non andare sotto i 16 anni di sua figlia?», ha chiesto il giudice Amos Pagnamenta. «Durante gli interrogatori della polizia non sapevo indicare delle date precise, semplicemente perché ero provato e non avevo ricordo di quello che mi stavano chiedendo», ha replicato l'imputato.
Messaggi da brividi - Ad apparire sospetti sono poi vari messaggi inviati dal padre alla figlia nel 2019, quando quest'ultima aveva ancora 15 anni. «"Pensa al sesso quando ti annoi, alla cosa più sconcia che faresti"», ha citato Pagnamenta, osservando che «questi sono messaggi che parlano esplicitamente di sesso come se fosse un'abitudine consolidata».
«Non ho fatto sesso con lei prima dei suoi 16 anni», si è limitato a ribadire il 67enne. «In quel periodo avevamo un rapporto intimo a livello di chat e messaggi, ma non c'era niente di fisico. Fantasticavamo e basta, era un preludio a quello che è poi accaduto dopo».