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CANTONE«Sì, sono un pedofilo». Ammissione di colpa in aula per un uomo che adescava minorenni

23.05.24 - 12:37
Piu di trenta gli atti compiuti o tentati. A processo un 30enne che ha riconosciuto le sue responsabilità.
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«Sì, sono un pedofilo». Ammissione di colpa in aula per un uomo che adescava minorenni
Piu di trenta gli atti compiuti o tentati. A processo un 30enne che ha riconosciuto le sue responsabilità.

LUGANO - Una storia per stomaci forti quella ascoltata alle Assise criminali di Lugano questa mattina. Alla sbarra un uomo del Locarnese di 30 anni, entrato e uscito dal carcere in più occasioni, accusato di atti sessuali consumati e tentati con fanciulli e pornografia ripetuta. Episodi accaduti in diverse località del Canton Ticino.

Accuse - L'elenco delle imputazioni contestate copre un periodo che va dal febbraio 2019 all'ottobre 2023 durante il quale l’imputato ha compiuto o tentato più di 30 atti sessuali con minori dai 12 ai 17 anni. L'elenco è molto lungo e vede, ad esempio, l'imputato essere accusato di atti sessuali nei confronti di una ragazza di 17 anni intercettata mentre quest'ultima faceva uno stage in un negozio e portata con l'inganno nel bunker dell'attività commerciale per abusarne.

Nell'ottobre del 2023 tentò invece di compiere atti sessuali con una ragazza di 12 anni contattata tramite Snapchat, per organizzare un incontro in un'abitazione disabitata, preannunciandole cosa avrebbero fatto. Incontro poi sfumato grazie all'intervento di una compagna della ragazza che aveva riferito tutto al dirigente scolastico prontamente intervenuto.

In più occasioni tentò anche di convincere delle minori ad avere dei rapporti sessuali con degli amici o a farsi inviare delle foto a sfondo sessuale. Un susseguirsi di contatti e richieste avvenuti tramite il web e delle applicazioni specifiche.

Interrogatorio - «Ammetto tutto integralmente». Questa la chiara risposta dell'imputato alla domanda del presidente della corte Francesca Verda Chiocchetti. Ammissione alla quale ha fatto seguito l'interrogatorio che ha evidenziato le varie fasi che hanno portato l'uomo a ricadere più volte nella commissione di atti illeciti.

«Dopo la prima carcerazione del 2019 pensavo, dopo aver parlato con mia mamma di poter riuscire a risollevarmi ma non è accaduto. Fin da bambino sono stato bullizzato e crescendo mi sono sempre più chiuso in casa diventando dipendente dai videogiochi, trasformandomi quasi in un hikikomori. All'esterno ero sempre solo e non venivo preso in considerazione. Nel web e nella realtà virtuale potevo essere ciò che volevo», le sue parole.

E proprio in questo mondo parallelo si sarebbe formata anche la sua dipendenza che lo ha portato a tentare il suicidio, ricadere in atti vietati e finire nuovamente in carcere.

Dal quale ancora una volta nel 2023 era uscito con delle misure alternative che però anche in questo caso non sono servite: «Non ero pronto e ho tradito la fiducia di chi ha creduto in me, pensavo che i farmaci e la terapia che avevo avviato potessero essere risolutivi ma così non è stato. Trovo corretta la diagnosi di pedofilia che mi è stata diagnosticata e vorrei che fosse curata».

Perizia - Capitolo a parte la capacità di intendere e volere che il perito ha ribadito non essere «venuta meno benché sia emersa una turbativa psichica grave con il rischio di recidiva fondato».

Con anche la possibilità che «possa andare oltre il ripetere degli atti già compiuti andando oltre». L'imputato ha chiesto la possibilità di essere seguito ambulatorialmente in maniera costante e se non fosse possibile, di poter accedere a uno stazionario in una struttura sempre seguito in maniera più frequente e assidua.

L'ammissione - «Mi pento amaramente di quanto fatto». Gli illeciti sono però proseguiti. «Sul web ho poi cominciato a interagire con minorenni con le quali mi mettevo subito in sintonia. Questa mia situazione è degenerata e si è trasformata in un impulso insopprimibile che mi ha portato a chiedere foto o incontri a ragazze dietro la promessa di carte regalo per fare acquisti», ha detto l'imputato che aveva una paura costante «di essere giudicato male se scoperto».

Imputato che faceva parte anche di gruppi di utenti appartenente a gruppi web dove «mi sentivo gratificato se dicevo o mostrava di aver avuto successo con le ragazze». Una situazione che si è sempre più ingigantita andando decisamente «fuori controllo. Capivo inoltre che offrire carte regalo era uno sbaglio, creavo danni psicologici alle minori». L'uomo ha anche confermato di essere d'accordo con le richieste economiche per danni morali avanzate dall'avvocato di una delle vittime.

Il carcere - Altro capitolo, il recupero dell'imputato. Alla domanda su cosa stesse facendo attualmente in carcere, l'uomo ha spiegato come «sto seguendo un corso di tedesco e giardinaggio e sono sotto terapia farmacologica e ho dei contatti costanti con la psicologa per me molto utili. All'inzo ero talmente depresso che non pensavo fosse utile parlare con uno psicologo ma poi, grazie anche ai farmaci la situazione è migliorata».

E alla domanda su cosa aspettarsi una volta uscito dal carcere «spero di trovare un lavoro, continuerò a studiare tedesco e coltivare la mia passione per la subacquea», le sue parole.

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