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CANTONECaso Sant’Anna: chiesto il proscioglimento dei giornalisti

26.04.18 - 17:29
La difesa: «Continuiamo a difendere la libertà di stampa, perché non è solo quella dei giornalisti, ma anche la nostra»
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Caso Sant’Anna: chiesto il proscioglimento dei giornalisti
La difesa: «Continuiamo a difendere la libertà di stampa, perché non è solo quella dei giornalisti, ma anche la nostra»

BELLINZONA - «Sembrano esserci più colpevoli nella redazione del Caffè che nella clinica in cui si sono svolti i fatti». Così l’avvocato Luca Allidi, che nel pomeriggio ha preso la parola in difesa dei quattro giornalisti a processo davanti a una Corte della Pretura penale di Bellinzona per una serie di articoli riguardanti l’errore sanitario che nel 2014 portò all’asportazione di due seni alla paziente sbagliata. Un intervento di circa tre ore, quello del legale, con cui ha chiesto il proscioglimento da ogni accusa degli imputati.

«Nessuna falsa notizia» - Considerando fuori discussione l’interesse pubblico della vicenda, per l’avvocato difensore il lavoro proposto dai quattro giornalisti è un’inchiesta giornalistica come altre, «quasi scolastica», sulle rete sanitaria (sicurezza dei pazienti, qualità delle cure, ma anche formazione del personale della Clinica). Inoltre, ha sottolineato, il Caffè non è stata nemmeno la prima testata a occuparsi di quanto accaduto nel luglio del 2014 e, in ogni caso, «nessuna falsa notizia è mai stata pubblicata».

«È stato scritto di più su Argo 1» - Il legale ha quindi risposto ai vari punti sollevati dall’accusa: libertà di stampa e di espressione, accanimento, diffamazione e altro. «Come si fa a dire che gli articoli pubblicati sono stati troppi? Come si può parlare di accanimento? Negli articoli, che a noi comunque risultano meno di quaranta, c’erano sempre elementi nuovi e di interesse pubblico, fra i quali anche punti di vista che deponevano a favore della clinica». E poi: «Nessuno si è indignato delle centinaia di articoli sul caso Argo 1. Forse i soldi sono più importanti della salute dei pazienti?» ha chiesto in modo sarcastico.

Indagare e riferire: «Dovere dei giornalisti» - «Indagare e riferire sulle cause di un fenomeno non è solo un diritto dei giornalisti, ma anche un dovere. Lo stesso discorso vale per la protezione delle fonti» ha continuato la difesa, citando altri casi di cui si è occupata in passato la testata (l’amputazione della gamba sbagliata avvenuta al Civico di Lugano o ancora il caso di contagio da epatite). Il difensore ha così risposto al sospetto accanimento del settimanale verso la struttura sanitaria privata.

Il favoreggiamento - Allidi si è in seguito soffermato a lungo sul presunto favoreggiamento della clinica nei confronti del dottor Rey: mancata segnalazione alle autorità, amputazione di entrambi i seni riconducibile a una lesione semplice (quindi soggetta a querela di parte) - «un insulto per la paziente» - e vittima avvertita solo quattro mesi dopo di quanto realmente accaduto: «Avrei potuto accettare un errore, ma non le menzogne», aveva detto nell’intervista al settimanale. «Il Caffè però non ha mai accusato direttamente di questo la clinica, sono i fatti che hanno spinto il lettore a ipotizzarlo» ha precisato la difesa.

I toni del settimanale: «Troppo moderati» - «Se salgo su un’aereo voglio sperare che non sia solo il pilota ad aver controllato la spia del carburante - ha poi continuato - ma qui mancavano completamente le procedure standard di sicurezza. L’organizzazione era lacunosa, sono state raccontate bugie al medico cantonale e infermieri strumentisti venivano designati come medici assistenti. Lo stesso giudice Ermani ha stabilito che la situazione era “ad alto rischio di confusione”. E l’accusa ha il coraggio di affermare che c’è stato accanimento giornalistico? Anzi, i toni usato dal settimanale sono stati persino troppo moderati».

«Continuiamo a difendere la libertà di stampa, anche quando non ci piace. Perché non è solo quella dei giornalisti, ma è anche la nostra» ha chiosato dopo la richiesta di proscioglimento l’avvocato Allidi.

La Corte, presieduta dal giudice Siro Quadri, comunicherà la sentenza il prossimo venerdì 4 maggio alle 10. «Per la camera di consiglio ci sarà tanto lavoro» ha concluso il giudice.

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