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Contro la solitudine degli anziani

Mozione del deputato leghista Daniele Caverzasio: «Serve un piano cantonale».
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Contro la solitudine degli anziani
Mozione del deputato leghista Daniele Caverzasio: «Serve un piano cantonale».

BELLINZONA - «In un’epoca di rapidi mutamenti demografici, sociali e tecnologici, la solitudine rappresenta una delle sfide silenziose ma più insidiose per la salute pubblica. L’invecchiamento della popolazione, unito alla crescente individualizzazione della società, sta generando un fenomeno che colpisce una fascia sempre più ampia della popolazione anziana: l’isolamento sociale cronico». Comincia così la mozione del deputato leghista Daniele Caverzasio.

Il tema è la solitudine della terza età. «Secondo l’Ufficio federale di statistica, oltre il 40% delle persone sopra i 75 anni in Svizzera vive da solo. In Ticino, questo dato è ancora più marcato nelle regioni periferiche, dove la dispersione territoriale e la scarsità di servizi di prossimità acuiscono il rischio di solitudine involontaria. L’assenza di reti familiari e di vicinato, la riduzione delle interazioni quotidiane e la perdita di ruoli sociali sono fattori che, congiuntamente, determinano un progressivo impoverimento relazionale e affettivo».

Analisi del bisogno - Nonostante la presenza in Ticino di «iniziative lodevoli promosse da Comuni, associazioni, parrocchie e volontari, manca tuttora una visione strategica cantonale integrata per contrastare il fenomeno. Il problema viene spesso affrontato in modo frammentato, episodico, senza coordinamento tra enti né strumenti di monitoraggio sistemico».

La recente pandemia ha «ulteriormente evidenziato la vulnerabilità relazionale di molti anziani, costretti per lunghi periodi a vivere isolati, senza contatti esterni significativi. L’emergenza sanitaria ha dimostrato che la solitudine non è un destino privato, ma una questione pubblica che interroga la responsabilità collettiva e la capacità delle istituzioni di garantire benessere lungo tutto l’arco della vita».

Obiettivo della mozione - La mozione intende promuovere «la definizione e l’attuazione di un Piano cantonale strutturato per la prevenzione e il contrasto della solitudine nella terza età, che agisca simultaneamente su tre livelli». Nello specifico: «Prevenzione primaria, rafforzare cioè le reti sociali, promuovere la partecipazione attiva degli anziani alla vita comunitaria. Poi si insiste sul «rilevamento precoce, quindi sullo sviluppare strumenti per intercettare situazioni a rischio prima che degenerino in isolamento cronico». Infine si propone «l'intervento mirato: offrire risposte concrete, personalizzate e accessibili, capaci di ricostruire relazioni significative e percorsi di accompagnamento».

«Non si chiede un favore, si propone una mozione» - In una società che spesso «esalta l’autonomia e la performance, rischiamo di dimenticare che la vera misura del benessere è la qualità delle relazioni umane. Gli anziani non chiedono carità, ma presenza, ascolto, rispetto e dignità. Un anziano che vive solo non deve sentirsi un peso. Deve sapere che intorno a lui esiste una comunità che non lo abbandona, che lo riconosce come parte attiva, che ne valorizza la memoria, l’esperienza e il contributo. Con questa mozione non si chiede un favore, ma si propone una visione: quella di un Ticino che invecchia con umanità. Perché nessuno merita di sentirsi dimenticato».

Le richieste al Consiglio di Stato

• Elaborare un Piano cantonale per il contrasto alla solitudine degli anziani, in collaborazione con i Comuni, i servizi Spitex, le case anziani, Pro Senectute, le parrocchie, le associazioni di volontariato e le organizzazioni attive nell’ambito sociosanitario;

• Creare una rete coordinata di “prossimità sociale” che comprenda:

• volontari di quartiere formati per intercettare situazioni di isolamento e offrire compagnia, ascolto e supporto pratico;

• punti di contatto nei Comuni o nei quartieri (p.es. portinerie sociali, sportelli del cittadino, centri di socializzazione);

• Istituire una linea telefonica amica cantonale per gli over 65, operativa almeno 5 giorni alla settimana, gestita da personale formato o da volontari supervisionati, con funzione di ascolto, compagnia e orientamento;

• Promuovere progetti locali di socializzazione quali cene comunitarie, laboratori, attività intergenerazionali, caffè sociali, gruppi di cammino o di lettura, con particolare attenzione ai Comuni più periferici e ai contesti urbani fragili;

• Valutare il finanziamento di tali iniziative tramite un fondo cantonale specifico;

• Sviluppare strumenti di valutazione e monitoraggio, anche in collaborazione con enti accademici (SUPSI, USI), per identificare precocemente situazioni a rischio e misurare l’impatto delle misure adottate.

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