Il virus alle porte del Ticino: cani e droni contro la peste suina



Il contagio si avvicina ancora di più al confine: «Dobbiamo essere pronti». L'esercitazione per una minaccia ritenuta reale e probabile.
Il contagio si avvicina ancora di più al confine: «Dobbiamo essere pronti». L'esercitazione per una minaccia ritenuta reale e probabile.
CHIASSO - La patologia avanza in Italia e si sta avvicinando al confine. Negli ultimi mesi, sono stati segnalati casi di peste suina a 45 chilometri dal Ticino. L’eventualità che il morbo sconfini nei nostri boschi è, quindi, molto elevata. Insomma, l’allerta è salita di un altro gradino.
La nuova esercitazione - Per questo, a distanza di pochi mesi, le autorità hanno organizzato una nuova esercitazione a Chiasso nella zona della collina del Penz (presenti anche rappresentanti italiani). Il programma prevedeva la simulazione di una ricerca di cinghiali infetti in una zona boschiva. Con due novità sostanziali: l’utilizzo di cani specializzati e droni nella ricerca delle carcasse di cinghiale (collocate appositamente e, ovviamente, non contagiose e prive di virus).
Le interviste - Al microfono di tio/20 minuti, il veterinario cantonale Luca Bacciarini ha spiegato il senso dell’operazione, chiarendo come sia necessario essere preparati qualora, «già durante quest’anno», si potrebbero verificare «i primi casi in Ticino». Per quanto riguarda i cinghiali, nel 2024 sono stati inviati una sessantina di campioni per le analisi (risultate poi negative per tutti). La veterinaria cantonale Chiara Menegatti ha mostrato l’utilizzo e le caratteristiche tecniche dei droni, mentre Patrik Arnold, comandante della protezione civile di Locarno e Valle Maggia, ha mostrato il funzionamento di un posto di controllo veterinario (situato a Riva San Vitale).
«Non c'è pericolo per la salute umana» - Come sottolineato da Bacciarini, «la peste suina africana, che conosciamo da oltre cent'anni, colpisce esclusivamente i suini domestici e i cinghiali ed è innocua per gli esseri umani». È un virus molto tenace: riesce a rimanere infettivo sia nelle carcasse, per esempio di cinghiale, sia nel materiale organico, come prosciutto crudo e salsiccia, e nel loro involucro. Quindi, potenzialmente, «possiamo portarla in giro noi: sotto le scarpe, attaccato ai pantaloni o agli attrezzi. Il contagio, quindi, può fare il "salto": dobbiamo fare tutti attenzione quando andiamo all'estero, specie nelle zone geografiche dove è stata segnalata la malattia».
Le misure preventive rivolte a tutta la popolazione sono:
- È vietato foraggiare gli animali selvatici.
- È vietato foraggiare i suini con resti alimentari.
- Tutti i resti di cibo devono essere smaltiti in modo che siano inaccessibili ai cinghiali.
- Al rientro da una regione colpita dalla PSA è vietato portare con sé dai territori colpiti provviste per il viaggio (carne e insaccati)
- Segnalare il ritrovamento di carcasse di cinghiali (pestesuina@ti.ch, 091 814 41 08 oppure 117 fuori orario d'ufficio e giorni festivi). È necessario indicare il luogo del ritrovamento e scattare delle fotografie.
- Ricordiamo infine che l’evoluzione della situazione della PSA richiede una maggiore attenzione da parte degli allevatori, dei cacciatori e dei viaggiatori.