Ben 22 gli attacchi da inizio anno. Qui vi è la più alta concentrazione di esemplari di tutto il Ticino. L'allarme dell'APTdaiGP
CRESCIANO - Nell’immaginario collettivo, il lupo viene spesso associato alle montagne del Sopraceneri. La realtà è invece assai diversa. «Nel distretto di Lugano (più la vicina Val Morobbia) e in particolare nella Capriasca e in Val Colla, secondo i dati pubblicati dalla Fondazione KORA, vi è la più alta concentrazione di lupi di tutto il Ticino: negli anni 2020 – 2023 (fino a febbraio) in questa zona sono stati identificati, tramite il Dna, 16 nuovi lupi (di cui 9 maschi e 7 femmine), ossia il 37% di tutti i lupi identificati nello stesso periodo in Ticino».
Questi primi numeri forniti dall’Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP) che ha analizzato la realtà esistente in tale area e negli alpeggi del Sottoceneri.
Non c’è quindi da meravigliarsi se dall’inizio di quest’anno nel distretto di Lugano vi siano stati ben 22 attacchi a greggi di capre e di pecore che hanno provocato la morte di 26 animali, il ferimento di una decina di capi e causato una quindicina di dispersi. In Val Colla è stato inoltre identificato un branco che si sposta nelle adiacenti valli italiane e probabilmente anche verso la Capriasca. «Infine non si può escludere che in quest’ultima zona si sia formata una nuova coppia con la relativa cucciolata», spiegano dall'associazione. Questi gli ultimi numeri a livello svizzero.
Il tutto senza contare le incursioni degli esemplari dell'ex branco della valle Morobbia. «Persino nel Mendrisiotto quest’anno vi sono stati diversi attacchi sia sugli alpeggi del Monte Generoso sia in primavera nei dintorni di Mendrisio», spiega l'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori.
Le conseguenze di questa situazione sono preoccupanti. «Alcuni allevatori nel Sottoceneri hanno cessato la loro attività e hanno venduto tutti i loro animali; altri sono scoraggiati sia per l’imminente autunno (con il libero pascolo a rischio) sia per il loro futuro. Si sentono dimenticati da tutti e non riescono più a pensare a una soluzione concreta del problema. Come dare loro torto! Data la zona particolarmente turistica e le dimensioni ridotte delle aziende, l’utilizzo di cani da protezione è impossibile», è l'analisi dell'associazione.
Anche in questa parte del Canton Ticino, molto urbanizzata, vi sono diversi contadini che mantengono la propria famiglia caricando un alpeggio, vendendo prodotti di qualità a chilometro zero ai numerosi turisti che percorrono i loro alpeggi e soprattutto svolgono un preziosissimo lavoro, poco remunerato, di cura del territorio.
Sulle possibile misure di sicurezza non son rosee le aspettative. «Le recinzioni elettrificate si sono rivelate inadeguate sia per la morfologia del territorio sia per la presenza di ungulati che facilmente strappano le reti o restano impigliati. Rimane la chiusura notturna degli animali in stalla che però comporta parecchio lavoro supplementare, un minor benessere per gli animali e un rischio non trascurabile di predazioni diurne», spiegano.
«D’altra parte in una zona altamente antropizzata, già ora, ma più ancora quando arriverà l’inverno, il rischio di incontri indesiderati di lupi con persone che percorrono per svago i boschi della zona e i numerosi sentieri diventa sempre più concreto. Le autorità cantonali non sembrano preoccupate della situazione o almeno non vi sono segnali che lo lascino intendere. Noi l’allarme l’abbiamo lanciato e lo sottolineiamo forte e chiaro. Spetta ora a chi è competente per legge di agire oppure di rimanere in attesa… dell’evento traumatico. La nuova ordinanza sulla caccia concederà maggiori responsabilità ai Cantoni per abbattimenti dissuasivi e preventivi. È giunto il momento di metterle in pratica», conclude APTdaiGP.