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CANTONEProfughe ucraine assunte "alla pari" e in nero

11.05.22 - 08:30
L'avvocato Yakovleva ha raccolto le segnalazioni di una decina di rifugiate in Ticino.
tipress
Profughe ucraine assunte "alla pari" e in nero
L'avvocato Yakovleva ha raccolto le segnalazioni di una decina di rifugiate in Ticino.
Rischio sfruttamento e lavoro nero per le donne ucraine. Anche l'Ispettorato del lavoro monitora il fenomeno. Rizzi: «Ricevuta una segnalazione, sanzioni fino a 30mila franchi».

LUGANO - Elina Yakovleva è arrivata dall'Ucraina a fine febbraio, e non ha perso tempo. Appena ricevuto il permesso S ha messo a disposizione degli altri profughi due cose molto utili in una crisi umanitaria: una laurea in legge e la conoscenza di quattro lingue. «Ho vissuto di persona le problematiche dell'accoglienza in queste settimane» racconta a tio.ch/20minuti. «Mi sono sentita in dovere di aiutare».

L'avvocata dei rifugiati - Studi in Italia e Svezia, pratica legale a Kiev. Il curriculum di Elina è risultato perfetto per la Fondazione Azione Posti Liberi, che da anni si occupa di asilo in Ticino: con lo sportello di Bellinzona la 27enne collabora per fornire assistenza legale gratuita alle profughe in difficoltà. Al momento segue sette pratiche, ed effettua almeno altrettante consulenze telefoniche ogni giorno.

Problemi burocratici - «La maggior parte riguardano procedure burocratiche» spiega l'avvocato. «Gli ucraini vengono trasferiti da un cantone all'altro spesso contro la loro volontà. In genere basta spiegare alle autorità le esigenze delle famiglie, ma a volte le cose si complicano e dobbiamo fare ricorso al tribunale». 

Una decina di segnalazioni - Un'altra problematica con cui Yakovleva è sempre più confrontata è quella del lavoro nero. Ha effettuato una decina di consulenze con altrettante profughe «impiegate come collaboratrici domestiche» in Ticino in cambio di ospitalità. In sostanza «le profughe vengono ospitate assieme a eventuali familiari a patto di svolgere lavori domestici come accudire di minori, fare le pulizie o cucinare i pasti» racconta. 

«Leggi da rispettare» - Casi che vanno oltre la riconoscenza o la gentilezza, tanto da spingere le interessate a chiedere consiglio legale. «I rifugiati hanno diritto a un tetto sopra la testa e ai sostegni garantiti dalla Confederazione» sottolinea l'avvocato. Nelle situazioni che si configurano come lavoro irregolare «ricordiamo che esistono delle leggi e che anche il rifugiato può incorrere in provvedimenti. Di solito, chi ci contatta fa poi valere i suoi diritti». I problemi non esistono solo tra ospiti e padroni di casa: il sindacato Ocst nei giorni scorsi ha ribadito l'importanza di una collaborazione con le associazioni umanitarie, per far valere il contratto normale di lavoro per i lavori domestici. 

L'Ispettorato del lavoro vigila - Una segnalazione di lavoratori ucraini «presumibilmente occupati in violazione degli obblighi di annuncio e autorizzazione» è arrivata all'ufficio dell'Ispettorato del lavoro (Uil) che sta conducendo delle verifiche. In base alla legge contro il lavoro nero e sul salario minimo le sanzioni amministrative possono arrivare fino a 30mila franchi, fanno sapere dal Dfe. 

Non si sgarra - Le regole parlano chiaro, sottolineano dall’Ufficio della migrazione della Sezione della popolazione. «La persona bisognosa di protezione deve innanzi tutto ottenere una decisione di permesso S. Dopodiché, se intente iniziare un’attività lucrativa, deve richiedere un’autorizzazione e attendere la decisione dell'ufficio prima d'iniziare». Qualora le paghe non rispettino i minimi salariali o i contratti collettivi, l'autorizzazione viene negata.

Dove denunciare

In contrasto al lavoro nero, l'Ufficio dell'Ispettorato del lavoro (Uil) conduce controlli «regolari» in Ticino sia su segnalazione che in modo spontaneo.  L'esito delle verifiche «viene trasmesso alle autorità specializzate per eventuali provvedimenti ai sensi della legge» a dipendenza delle infrazioni rilevate, e le sanzioni possono essere molto alte.

Per le segnalazioni è possibile compilare il modulo che si trova sul sito www.ti.ch/lavoro-nero, telefonare allo 091 814 30 96 o scrivere una mail a dfe-lavoro.nero@ti.ch.

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