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CANTONE«Urge più severità contro stalking e bullismo in rete»

07.06.22 - 06:30
L'appello arriva dall'influencer e imprenditrice Xenia Tchoumi: «Troppe le storie di sofferenza che raccolgo».
Depositphotos/ www.xeniatchoumi.com
«Urge più severità contro stalking e bullismo in rete»
L'appello arriva dall'influencer e imprenditrice Xenia Tchoumi: «Troppe le storie di sofferenza che raccolgo».
In Svizzera non esiste ancora una legge mirata per questo tipo di reati. Arriverà presto?

LUGANO - «Non si può continuare così. Le leggi sullo stalking e sul bullismo in rete sono troppo blande in Svizzera. Anzi, non esistono proprio nello specifico». L'appello da Londra arriva dall'influencer e imprenditrice Xenia Tchoumi, nata e cresciuta a Lugano. Puntualmente, essendo anche speaker in varie conferenze pubbliche, ha a che fare con vicende di giovani vittime di soprusi online. «Troppe le storie di sofferenza che raccolgo. E sarà sempre peggio se non corriamo ai ripari». 

Ricatti e persecuzioni – Vittime soprattutto le ragazzine sotto i 20 anni. «Durante i miei seminari continuo a fare passare il messaggio che quello virtuale è un mondo bello, ma non reale. Spesso le teenager non hanno la piena consapevolezza che quello che stanno pubblicando può essere salvato da altri con un semplice screenshot. Da qui magari nascono ricatti o persecuzioni. Ed è terribile poi per la persona coinvolta, molte non hanno il coraggio nemmeno di denunciare perché tanto non sono protette dalla legge o dalle grandi piattaforme».    

Stretta attualità – La questione a livello svizzero è calda. Di recente la parlamentare Yvonne Feri ha chiesto con una mozione approvata dal Consiglio nazionale di punire severamente le molestie in rete, citando uno studio secondo cui nel 2018 il 30% dei giovani svizzeri sarebbe stato molestato almeno una volta sessualmente sul web. Dal canto suo il Consiglio federale sarebbe intenzionato a respingere questa idea dal momento che starebbe già lavorando su un progetto apposito più ampio. 

Un problema di fondo – Allo stato attuale delle cose in Svizzera non è ancora stato definito né il reato di stalking, né il reato di bullismo. «Comunque – rileva Simone Caimi, Commissario della Sezione Reati contro l'integrità personale (RIP) – vengono sanzionate le singole azioni dell’autore. Vale anche per il cybermobbing o cyberbullismo. In questi casi si possono ipotizzare i reati come l'accesso indebito a un sistema per l’elaborazione di dati, il danneggiamento di dati, l'estorsione, la diffamazione, la calunnia, l'ingiuria, la violazione della sfera segreta o privata mediante apparecchi di presa d’immagini, la minaccia, la coazione...»

Un futuro pericoloso – Stando a Xenia Tchoumi, che ha complessivamente circa nove milioni di follower, questo in futuro potrebbe non bastare. «Vivremo sempre più una vita doppia, in cui il virtuale correrà in parallelo al reale. E i pericoli aumenteranno. Già oggi è possibile, attraverso il meccanismo del Deep Fake, prendere la faccia di una qualsiasi persona e inserirla seppure rudimentalmente all'interno di un film porno. Questi sistemi purtroppo saranno sempre più affinati. Così si rovina la gente. Bisogna svegliarsi».

Denunce e prevenzione – Caimi tuttavia evidenzia come la Polizia cantonale faccia parecchia prevenzione in merito. «Riceviamo denunce e segnalazioni concernenti casi di bullismo o stalking. Le situazioni vengono approfondite per determinare se sono ipotizzabili reati e con quali modalità sono perseguibili. Investiamo su specifici progetti di prevenzione primaria con i bambini già a partire dalle scuole elementari. Particolare attenzione viene data anche agli adolescenti. Un approccio determinato viene anche riservato a stalker adulti; in questo caso le vittime vengono esortate a segnalare le situazioni che subiscono, affinché l'autorità possa accertare i fatti e intervenire prima che la situazione degeneri».

Leggi mirate e consapevolezza – Secondo Xenia Tchoumi occorre andare oltre. «In Inghilterra stanno portando avanti una legge che dice che il bullismo online deve essere punito. La Svizzera non può fermarsi a quello che già di buono fa. Bisogna pensare all’enorme sofferenza delle vittime. Spero che il Consiglio federale scenda in campo con una legge mirata ai problemi specifici. Allo stesso tempo deve crescere l’educazione al digitale. Una persona deve sapere cosa sta facendo quando accede a una determinata piattaforma». 

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