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«Fuggono disperati dalla guerra e noi apriamo loro le nostre porte»

CANTONE«Fuggono disperati dalla guerra e noi apriamo loro le nostre porte»

07.03.22 - 18:20
Senza paura. E con un cuore enorme. Sono a decine i ticinesi pronti a ospitare profughi ucraini.
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«Fuggono disperati dalla guerra e noi apriamo loro le nostre porte»
Senza paura. E con un cuore enorme. Sono a decine i ticinesi pronti a ospitare profughi ucraini.
Gianandrea Bernasconi, di Pura, ha appena dato un tetto a una mamma con un bambino. Emilia Schubliger di Torricella è impaziente di accogliere i suoi ospiti. Guarda il video di Piazza Ticino.

LUGANO - Cosa significa aprire la porta di casa tua a persone che non conosci e che non parlano nemmeno la tua lingua? È una domanda che molti svizzeri si stanno ponendo in queste ore. Dall'Ucraina martoriata dall'invasione russa stanno arrivando centinaia di profughi. Gianandrea Bernasconi, simpatico signore di Pura, non ci ha pensato due volte: «Io e mia moglie abbiamo deciso di accogliere una mamma con una bimba dodicenne. Sono arrivate sabato pomeriggio. Abbiamo messo loro a disposizione un appartamento. Ci hanno detto che era la prima volta che dormivano da 20 giorni. Arrivano dalla zona di Odessa».

«Emozione» – Tutto è avvenuto tramite un'associazione. Piuttosto velocemente, come racconta lo stesso Bernasconi su Piazza Ticino. Anche la signora Emilia Schubliger di Torricella ha fatto la fatidica scelta. A breve accoglierà una famiglia di complessivamente sei persone, anch'essa proveniente dalla regione di Odessa. «Sono emozionata. Sarà una bella avventura, anche per i miei bambini. Mi sono detta: se io fossi nella loro situazione, vorrei che qualcuno facesse qualcosa per me. Sono madre. Cerco di mettermi nei panni di queste povere donne. È straziante». 

La serenità di Rancate – Intanto a Rancate continua a esserci grande affetto per la famiglia di otto persone giunta nel Mendrisiotto e ospitata in un appartamento sfitto della parrocchia. Fausto Calderari, presidente del consiglio parrocchiale, è orgoglioso: «I parrocchiani in un giorno hanno arredato l'appartamento. Tutto è stato possibile anche grazie agli agganci del nostro sacerdote, don Jan».

«Cosa è la solidarietà» – Giuseppe Modica, responsabile dei City Angels Ticino, precisa: «Non è facile per queste persone fuggire senza sapere dove stanno andando. Dobbiamo ricordarci che anche noi un giorno potremmo essere stranieri per qualcuno. Lo scetticismo? Si è scettici quando non si conosce in che direzione si sta andando e quali possono essere i tempi dell'emergenza. Io penso però che anche le istituzioni si mobiliteranno. Personalmente io e mia moglie stiamo valutando l'idea di ospitare una mamma con una bambina. Non abbiamo una casa grandissima. Abbiamo una figlia di sette anni, sarebbe un'opportunità per insegnare cosa sia la solidarietà alla nostra bimba».

Opportunità solo per benestanti? – «Io non ho pensato a quanto potesse durare temporalmente il problema – ammette Bernasconi –. Ci siamo un po' preoccupati per le questioni amministrative. Per il resto c'era un'emergenza e abbiamo agito». C'è chi sostiene che a permettersi di ospitare una famiglia di profughi siano solo persone benestanti. Emilia replica: «Sfamare due o tre bocche in più non ci cambia niente. Posso capire che qualcuno a lungo termine non possa riuscirci». Calderari spiega: «Noi non siamo ricchi. Abbiamo i nostri debiti. La gente ci dà una mano però».

La paura – «La domanda è legittima – fa notare Modica –. A me pare che ci sia gente che vorrebbe fare il passo. E poi ha paura di non riuscire a gestire la propria economia domestica. Non dobbiamo avere pregiudizi. Se si dà retta alla paura non si fa nulla in questa vita».

«La guerra mi fa schifo» – Gianandrea Bernasconi è un fiume in piena. «Io sono sempre stato anti guerra – tuona –. Queste cose mi hanno sempre fatto schifo. La mia sensibilità non è cambiata in questi ultimi giorni. Però mi rendo conto che a pagare sono sempre i poveri innocenti».  

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