Contrario al vaccino, un mese fa Giacomo Monteleone è stato infettato dal Covid-19.
«All’inizio avevo solo qualche sintomo, poi ho iniziato a far fatica a respirare e mi hanno ricoverato», racconta. Ora sta meglio, ma si è pentito di aver minimizzato il virus. E per evitare che altri vivano la sua sconvolgente esperienza ha deciso di metterci la faccia.
MENDRISIO - Il peggio è passato, anche se il suo calvario non è ancora del tutto finito. Giacomo Monteleone, 65 anni, è ormai prossimo alla pensione. Ma qualche settimana fa, anche a causa delle sue convinzioni, se l’è vista brutta. È stato infettato dal Covid-19. Lui che, senza malattie pregresse, ha sempre minimizzato il virus ed è sempre stato contrario alla vaccinazione. E per far ricredere chi la pensa come la pensava lui ha deciso di metterci la faccia: «A chi è scettico sul vaccino dico di non rimandare l’appuntamento a chissà quando. Ma di prenderlo il prima possibile».
L'inizio delle sofferenze - La sua discesa all’inferno ha inizio alla fine di novembre, con i primi sintomi. «Il venerdì avevo capito di averlo beccato. Il lunedì successivo stavo proprio male, faticavo a respirare e mi facevano male i polmoni. Così sono andato al pronto soccorso», ricorda. «Mi hanno fatto il tampone, che è risultato positivo, e mi hanno rimandato a casa dicendomi di prendere del Dafalgan», aggiunge, poco contento del trattamento ricevuto. Anche sua moglie risulta positiva, ma essendo vaccinata non ha particolari problemi di salute.
La morte vista da vicino - La “cura” prescrittagli non ha tuttavia gli effetti sperati e dopo tre giorni viene portato in ambulanza all'ospedale: «Se mi avessero ricoverato prima, i polmoni non si sarebbero intaccati più di tanto e avrei sofferto meno. Invece ormai non riuscivo più a respirare da solo». Al 65enne vengono fatti gli esami del caso - fra questi l’analisi del sangue e la radiografia dei polmoni - e viene attaccato all’ossigeno: «Pensavo di morire», confida con il respiro ancora oggi affannato.
Il ritorno alla vita - Nonostante un soggiorno in ospedale tutt’altro che piacevole, le sue condizioni lentamente migliorano e circa una settimana dopo il ricovero può tornare a casa sulle sue gambe: «Sono uscito il giorno prima del mio compleanno, fortuna che la fattura dell’ambulanza l’avevo già ricevuta», aggiunge fra lo stizzito e il divertito, lasciando trasparire dalla mascherina un sorriso che nonostante tutto non ha perso.
Un ricordo indelebile - Oggi Giacomo Monteleone sta meglio e dall’inferno si può dire che sia passato in una sorta di purgatorio. I postumi della malattia sono infatti ancora visibili. A livello fisico, visto che ha perso quasi 10 kg e fatica ancora a respirare normalmente, ma soprattutto a livello mentale: «È un’esperienza che ti segna. Nella mia vita non ho mai vissuto niente di simile e non auguro a nessuno di sperimentare quello che ho sperimentato io».
Il pentimento e l'appello - Per questo, nonostante abbia sempre manifestato la sua contrarietà al vaccino, ora si è pentito: «Non siate stupidi, fatevi vaccinare», è l’appello che si sente di lanciare. Lui stesso, appena potrà, lo farà. Per evitare di rivivere l’esperienza più sconvolgente della sua vita.