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LOCARNODue vite: una prima e una dopo lo schianto

05.07.21 - 09:15
Donatello Vegliante nel 2016 ha visto la morte in faccia, in seguito a un incidente. Oggi scrive per regalare speranza.
Donatello Vegliante
Due vite: una prima e una dopo lo schianto
Donatello Vegliante nel 2016 ha visto la morte in faccia, in seguito a un incidente. Oggi scrive per regalare speranza.
Uno pneumatico che scoppia. E l'auto impazzita che va a sbattere contro la galleria del San Salvatore. Un lungo calvario e poi la rinascita, anche in forma letteraria.

LOCARNO - Nelle librerie della Svizzera italiana da qualche settimana c'è un romanzo, Letizia, che parla di misoginia. Un libro autopubblicato. A scriverlo, un 40enne del Locarnese: Donatello Vegliante, uomo dalle due vite. Quella prima dell'incidente. E quella dopo l'incidente. Per Donatello, che ha visto la morte in faccia, e che ha rischiato pure di restare paralizzato, poco importa se diversi editori non lo hanno considerato sia per Letizia, sia per Andrea vola più in alto, la sua opera prima uscita nel 2020. «Lo accetto. Anche perché quello che ho vissuto mi ha fatto capire che le cose importanti sono altre. Scrivo, indipendentemente da tutto e da tutti, per portare messaggi positivi a un mondo che viaggia troppo veloce». 

Umili origini – Questa è la storia di un ragazzo abituato a sgomitare, a darsi da fare per stare a galla. Cresciuto a Flims, nei pressi di Coira, in una famiglia umile. «Si faceva fatica ad arrivare alla fine del mese. Io e i miei due fratelli abbiamo fatto diversi sacrifici».

Quel mattino di pioggia – Ma questa è anche la storia di un giovane uomo che in un uggioso mattino di maggio del 2016 esce di casa, imbocca l'autostrada e poi va a sbattere contro la galleria del San Salvatore, a Lugano. Uno schianto brutale. Avvenuto per puro caso. «Mi era scoppiato uno pneumatico praticamente nuovo. C'era una possibilità su un miliardo che potesse accadere una cosa simile. Ed è successa a me. Tutto nel giro di tre secondi. Tutto velocissimo». 

Lesione alla spina dorsale – Donatello risulta subito gravissimo. Ha molte ferite. E ha una lesione alla spina dorsale. «Durante le prime settimane all'ospedale non sapevano se ce l'avrei fatta. Poi subentrò l'ipotesi della sedia a rotelle. Fu un incubo».

La metamorfosi – La riabilitazione durerà un anno. E farà cambiare completamente la personalità di Donatello. «Prima ero una persona piuttosto superficiale. Badavo tanto all'apparenza, mi piacevano i vestiti alla moda. Forse era una reazione al fatto che da piccolo avevo avuto poco. Tutto questo in ogni caso non mi importa più dal momento in cui sono tornato a camminare».

«In un attimo tutto può frantumarsi» – Il 40enne, che ha una figlia adolescente e che per diletto fa anche il ghostwriter, oggi dedica parecchio tempo alla meditazione, alla ricerca interiore, a una spiritualità che va oltre i dogmi religiosi. «Mi fermo spesso a guardare la bellezza di un fiore o di un uccellino che cinguetta. Mi interrogo sul senso della vita, sulla consapevolezza. I miei testi hanno anche questo scopo, fare fermare la gente a riflettere, in una società in cui bisogna solo essere produttivi. La speranza è che si ritrovi il piacere del "qui e ora", tralasciando il superfluo. Perché io lo posso dire davvero per esperienza: basta un attimo e qualsiasi ambizione, qualsiasi sogno si può frantumare». 

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