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CANTONEPistole, soldi e droga nel video della "gang" ticinese

02.10.19 - 08:07
Gli autori del pezzo: «La nostra? Una provocazione». Il direttore di Pro Juventute, Ilario Lodi: «Così riusciamo a capire di cosa parlano i ragazzi. Sono messaggi da prendere sul serio»
screenshot Youtube
Un momento del video
Un momento del video
Pistole, soldi e droga nel video della "gang" ticinese
Gli autori del pezzo: «La nostra? Una provocazione». Il direttore di Pro Juventute, Ilario Lodi: «Così riusciamo a capire di cosa parlano i ragazzi. Sono messaggi da prendere sul serio»

LUGANO - Un nuovo fenomeno della scena trap ticinese sta tentando la scalata verso le vette del sempre più popoloso mondo dell’hip hop. La Kebra Gang, giovanissima crew luganese, si è lanciata sul web con un pezzo “Bubble Tea”, che in due settimana ha raccolto una tiepida accoglienza: quasi 30mila visualizzazioni.

Il video prodotto dal gruppo è di quelli piacioni e ricalca pressappoco tutti i cliché dei più blasonati “colleghi” d’oltre oceano. Macchinoni, sesso, droga,  e culto del denaro e delle griffe. Non manca nulla se non, forse, un po’ di credibilità in più. Una pistola in mano a un ragazzino appena maggiorenne, d’altra parte, fa certamente un altro effetto rispetto a vederla in mano a un omone dei ghetti d’America. Rischia invece di indignare, o di suscitare qualche perplessità vedere gli stessi ragazzini mimare il gesto di sniffare cocaina, o atteggiarsi da uomini di mondo. Insomma, l’operazione appare nel complesso un po’ grottesca e figlia del “vorrei ma non posso”. 

Peccato, perché l’idea di sfruttare come tormentone il nome di una bevanda alla moda non era nemmeno malvagio e, di fatto, il pezzo resta in testa.  

«La nostra? Una provocazione» - « Noi non siamo arroganti», ci tengono a precisare i componenti della Kebra Gang. Su armi e droga si difendono: «Tutto ciò di cui si parla nel video è legale. La marijuana a scopo ricreativo non è da considerare droga. Le armi? La nostra vuole essere una provocazione che vuole fare riflettere». 

«Messaggi da prendere seriamente in considerazione» - Se ci siano riusciti o meno lo abbiamo voluto chiedere a un esperto del mondo dei giovani, Ilario Lodi,  direttore di Pro Juventute per la Svizzera italiana. «Ci sono riusciti in parte. Di fatto non propongono qualcosa di nuovo, ma riproducono, imitandolo, un modello già ampiamente rodato dalla scena hip-hop. A una prima occhiata ci troviamo di fronte a messaggi che richiamano l’immediatezza, la ricchezza, il bisogno dello sballo per tenere il ritmo. In realtà vi si può leggere una critica, probabilmente non voluta, alla società attuale».

Per Lodi, questi messaggi vanno presi molto seriamente. «Al di là della qualità del prodotto in sé, in questo video possiamo vedere di cosa parlano i ragazzini in una delle attività principali del loro quotidiano, l’ascolto di musica». «Ma possiamo anche notare un’altra cosa - sottolinea -. Il video è di ottima fattura. La dimostrazione che i giovani hanno una grande forza. Questa forza, ovviamente, può essere incanalata in modi diversi. In questo caso sotto forma di un’imitazione anche ben fatta, della musica che a loro piace».

Per il direttore di Pro Juventute queste forme di comunicazione non vanno prese sottogamba: «Noi adulti dobbiamo considerarle quantomeno come foriere di interrogativi importanti. Non dobbiamo soltanto etichettarle come qualcosa con cui ci troviamo o meno concordi, ma possiamo trasformarle in un'esperienza utile per capire meglio quell'universo di ragazzi». 

«Questo video - conclude - non è positivo o negativo. È il risultato di un percorso educativo a cui questi ragazzi sono stati confrontati».

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