La presenza del cesio-137 legato al disastro del 1986 è ancora rilevabile nei nostri funghi e nella nostra selvaggina
BELLINZONA - Esattamente 33 anni - era da poco passata l’una di notte del 26 aprile 1986 - un drammatico incidente al reattore nucleare di Chernobyl, nell’attuale Ucraina, provocò il rilascio nell’atmosfera di una grande quantità di materiale radioattivo che, trasportato dalle masse dell’aria, raggiunse tutta l’Europa, contaminando anche la Svizzera.
Tracce nei funghi - Oggi, a 33 anni di distanza, sul territorio ticinese si misurano ancora alcune tracce radioattive legate al disastro. L’ampio monitoraggio sulla radioattività residua nei funghi selvatici commestibili effettuato (su 50 campioni, appartenenti a sei specie) nel 2018 dal Laboratorio cantonale ha permesso di rilevare due superamenti del limite (fissato a 600 becquerel per chilogrammo) per quanto riguarda la presenza del cesio-137.
Sebbene la contaminazione risulti in generale «assai contenuta», la presenza del radionuclide artificiale è rilevabile nella quasi totalità dei nostri funghi (98%). I tenori misurati, precisa però il Laboratorio cantonale, non si discostano significativamente da quelli osservati nel recente passato.
Cervi e cinghiali - Oltre ai funghi anche la selvaggina viene sistematicamente monitorata. Su 20 campioni analizzati - carne cruda e prodotti derivati di cervo, capriolo, camoscio, e cinghiale d’importazione e catturati in Ticino durante la stagione venatoria 2018 - la contaminazione media da cesio-137 misurata è stata di 38 becquerel (Bq) per chilogrammo.
I valori più elevati sono stati misurati in due campioni di carne di cinghiale catturati in Ticino (136 e 163 Bq/kg), senza però mai superare il valore massimo. Da un punto di vista radiologico, la presenza del cesio-137 si aggiunge a quella di origine assolutamente naturale di potassio-40. La rilevanza dosimetrica della contaminazione dovuta al consumo di selvaggina, conclude però il Laboratorio cantonale, è in ogni modo di scarsa importanza.
Nel 2018, nell’ambito del piano di misurazioni su scala nazionale dell’Ufficio federale della sanità pubblica, il Laboratorio cantonale ha inoltre analizzato campioni di terra, erba e latte provenienti da aziende agricole operanti sul territorio ticinese. Tutti i campioni hanno rispettato i limiti di legge per gli isotopi del cesio.