Cerca e trova immobili
CANTONE

«Correvo a 157 km/h per andare in ospedale»

È la giustificazione fornita alle autorità dal “baffo”, che anche oggi non è comparso in aula. In contumacia è stato condannato a sedici mesi, sospesi con la condizionale
Ti Press
«Correvo a 157 km/h per andare in ospedale»
È la giustificazione fornita alle autorità dal “baffo”, che anche oggi non è comparso in aula. In contumacia è stato condannato a sedici mesi, sospesi con la condizionale
LUGANO - Sedici mesi, sospesi con la condizionale per un periodo di due anni. È la pena inflitta a Roberto Da Crema, il noto televenditore meglio noto come “baffo”, che oggi era nuovamente chiamato a comparire alle Correzionali per...

LUGANO - Sedici mesi, sospesi con la condizionale per un periodo di due anni. È la pena inflitta a Roberto Da Crema, il noto televenditore meglio noto come “baffo”, che oggi era nuovamente chiamato a comparire alle Correzionali per un eccesso di velocità in autostrada risalente al 14 gennaio 2016. Anche stavolta, come già avvenuto lo scorso 15 ottobre alla sua prima convocazione, l’imputato non era però presente in aula. Il dibattimento è quindi avvenuto in contumacia.

Il procuratore pubblico Roberto Ruggeri ha chiesto una pena detentiva, sospesa, di tredici mesi. Mentre l’avvocato difensore Chiara Buzzi puntava al minimo di dodici mesi, ritenendo che il suo assistito stava percorrendo un tratto autostradale di notte. Ma il giudice Mauro Ermani ha stabilito, appunto, una condanna a sedici mesi, in quanto «la legge prevede che la pena minima sia inflitta con un eccesso di velocità pari a 60 chilometri orari». L’imputato, allora, stava invece circolando a 157 chilometri all’ora sugli ottanta (quindi con una velocità superiore di 77 km/h), nei pressi dello svincolo di Mendrisio. «Non è la prima volta che assisto a richieste troppo basse per mancata condivisione della legge».

Davanti alle autorità, il 65enne Roberto Da Crema avrebbe giustificato il suo reato - peraltro ammesso - per motivi di salute. A causa della sua asma, si sarebbe dovuto recare all’ospedale a Como. «Ma nelle vicinanze ci sarebbe stata la struttura sanitaria di Mendrisio, la sua spiegazione lascia il tempo che trova». E in merito non è infatti stata fornita nessuna documentazione medica.

🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.

Sappiamo quanto sia importante condividere le vostre opinioni. Tuttavia, per questo articolo abbiamo scelto di mantenere chiusa la sezione commenti.

Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.

Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.

Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!
NOTIZIE PIÙ LETTE