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«Io, ragazzo del terzo genere, in fuga dal Ticino»

ASCONA«Io, ragazzo del terzo genere, in fuga dal Ticino»

14.09.18 - 08:00
Michele Fornera, 24 anni, è scappato dalla Svizzera italiana e dai suoi pregiudizi. Oggi vive a Londra, dove affronta il concetto di “gender” a 360 gradi. Ecco il suo inquietante cortometraggio
Foto Jennifer Kesteleyn
«Io, ragazzo del terzo genere, in fuga dal Ticino»
Michele Fornera, 24 anni, è scappato dalla Svizzera italiana e dai suoi pregiudizi. Oggi vive a Londra, dove affronta il concetto di “gender” a 360 gradi. Ecco il suo inquietante cortometraggio

ASCONA – Omosessuale? Effeminato? Sono termini che Michele Fornera, ventiquattrenne di Ascona, si è visto appioppare più volte in passato. Oggi lui vive a Londra. «La città della diversità» sostiene. E studia Fashion Media al London College of Fashion. Di recente un suo cortometraggio “Xx Tablets xX” è stato selezionato per il Fashion Film Festival di Copenhagen. Una pellicola che ruota attorno al concetto di genere, con cui Michele si confronta quotidianamente. «Soprattutto quando rientro in Ticino – dice – qui mi capita ancora di vedere gente che mi guarda con aria commiserevole. Come se provasse pietà per me».

Spiegati meglio…
«La gente non mi capisce. È confusa per quanto riguarda il mio genere, a causa della presenza in me di caratteristiche maschili e femminili. La conoscenza e il concetto di fluidità del genere sono praticamente inesistenti in Ticino. Così come in molti altri posti».

Nella Svizzera italiana il pubblico ti conosce per le tue partecipazioni televisive al programma Linea Rossa. In quel contesto sembravi volere essere, a tutti i costi, fuori dagli schemi…
«Io penso che quelli del programma mi abbiano preso proprio per questo. Per loro era una fortuna avere una persona così diversa in studio. Probabilmente la mia personalità e la mia immagine ambigua hanno fatto sì che io oggi non possa avere particolari prospettive professionali in Ticino».

Quanto ti pesa?
«Non mi pesa. I miei obiettivi sono altrove. E poi il Ticino non offre molte opportunità professionali per quanto riguarda il mio campo».

Torneresti mai a vivere nella Svizzera italiana?
«Il Ticino mi piace perché offre tranquillità. Londra, a volte, è troppo piena di stimoli. Però Londra ha anche un’apertura mentale fuori dal comune. Io lì posso girare tranquillamente, senza che gli altri mi fissino come se fossi un alieno. No, penso che non tornerei».

Provi rancore per la tua terra?
«No. È un punto di riferimento. Ma nulla più. In Ticino, soprattutto nel corso della mia adolescenza, c’è stata gente che ha fatto di tutto per provare a farmi sentire diverso. Ad esempio, non mi piaceva il calcio. E questo doveva essere sottolineato. Sempre».

Personalmente quanto ti senti diverso?
«A volte mi guardo allo specchio e mi sento frainteso. Penso di non appartenere ad alcun sesso».

Non ti senti né maschio né femmina?
«Mi sento una persona. Punto. Il terzo genere esiste. Tanto che, nell’università che frequento, ci sono i bagni appositi per chi sente di appartenere a questo genere. Linguisticamente, c’è pure il pronome ad hoc: They. Il concetto di femminilità o la virilità sono solo costruzioni sociali».

La società indica tendenzialmente che il rosa è per le femmine e il blu per i maschi. Cosa ne pensi?
«Tutto dipende da cosa ti insegnano le persone attorno a te. Nessuno nasce sapendo cosa è femminile e cosa è maschile. È la società che dà una connotazione piuttosto che un'altra a un determinato concetto».

Ritieni di avere sofferto tanto a causa delle questioni di genere?
«Non eccessivamente. Ma sono convinto che molta gente, meno forte di me, possa soffrire per colpa di parole dette fuori posto. Il mondo della scuola, ma anche la società in generale, devono capire che le persone vanno accettate per quello che sono».

Parliamo del tuo cortometraggio. Ambiguo e inquietante allo stesso tempo…
«Lo sto promuovendo in tutti i modi. La trama è semplice. Un ragazzo un po’ androgino viene portato in una clinica psichiatrica. E qui un’infermiera cerca di somministrargli le pillole della virilità. In alcune scene compare anche un uomo muscoloso. È l’ideale di maschio che la società vorrebbe».

A Lugano, a inizio giugno, si è svolto il primo Gay Pride ticinese. Cosa ne pensi?
«È un bel passo in avanti. È stata una bella occasione di ritrovo per persone che condividono una situazione simile. Così come hanno sempre più un ruolo fondamentale i social network».

Come vive la tua famiglia il fatto che tu appartenga al terzo genere?
«La mia famiglia mi vuole bene. In fondo, io non uccido, non rubo, non faccio del male a nessuno. Non devo, dunque, avere paura di essere me stesso».

Svolta storica a New York

"Gender X". È la scritta che d'ora in poi potrà comparire sul certificato di nascita di chi è nato a New York e non si riconosce né nel genere maschile né in quello femminile. La decisione è stata presa a grande maggioranza al City Council e permetterà anche ai genitori di poter scegliere la 'X' per designare i propri figli neonati. Alcuni Stati americani già permettevano la scelta del terzo genere. Così come, ad esempio, il Canada. 

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