L'astinenza da telecomando è «un rimedio efficace contro le infrazioni al regolamento»: ne è convinto il direttore delle carceri ticinesi Stefano Laffranchini
LUGANO. I detenuti della Farera guardano troppa televisione? Forse. Di recente, però, la Direzione delle carceri ticinesi ha introdotto delle procedure che all'occorrenza riducono di molto le ore passate dagli ospiti davanti allo schermo. Più che una "cura" per la disconnessione, però, si tratta di una misura sanzionatoria. L'astinenza dalla tele è un rimedio efficace contro le infrazioni del regolamento: ne è convinto il direttore delle strutture carcerarie Stefano Laffranchini, dati alla mano. «Da quando abbiamo introdotto questa misura, a cui gli altri carceri ricorrono da tempo, i comportamenti scorretti da parte dei detenuti hanno registrato un notevole calo» spiega.
La collusione alla Farera - Il problema più impellente nel carcere giudiziario, in particolare, è quello – annoso – della collusione tra indagati. «I detenuti sorpresi a comunicare oltre sbarre e dalle finestre, con altri detenuti o con persone esterne che si fermano nel parcheggio del carcere, finora venivano puniti con ammonimenti e sanzioni pecuniarie» spiega Laffranchini. «Per molti detenuti però, in gran parte nullatenenti, il deterrente non era efficace: abbiamo dovuto ricorrere alla possibilità di sospendere, seppur parzialmente e come da regolamento, i benefici dati dal regime di incarcerazione». Ed ecco la soluzione.
Infrazioni in calo - Il digiuno dalla tivù per 3-4 giorni «ci è sembrato un rimedio soft ma efficace, in quanto i detenuti dispongono di poche altre distrazioni» continua il direttore. Il periodo di prova ha dato risultati «quasi inaspettati»: gli episodi di collusione «sono diminuiti da una frequenza pressoché quotidiana a una volta a settimana» calcola Laffranchini. «Non mancano i casi di recidiva, e allora la sanzione si intensifica arrivando fino all'isolamento del detenuto. Ma i casi sono rari». Per azzerare del tutto il problema del chiacchiericcio tra le celle – sollevato più volte dalla Magistratura, preoccupata per l'inquinamento delle indagini – è comunque allo studio un sistema di micro-allarmi sensibili al suono, che affiancherà la "cura del telecomando".
L'associazione: «Usare cautela» - L'associazione dei detenuti Giustizialismo difende il diritto dei carcerati alla televisione. «Senza distrazioni né la possibilità di parlare con altri detenuti, l'attesa del processo diventa estenuante» osserva il presidente Pierangelo Casarotti. Che tuttavia ammette: «La misura può essere efficace, ma andrebbe utilizzata con cautela. Molti detenuti infrangono il divieto di parlare alla Farera per puro bisogno di compagnia. In questi casi, vietar loro anche la tv sarebbe ingiusto».