In 7 mesi consegnò un chilo di cocaina a Giuliano Bignasca

Il racconto di una persona coinvolta nell'inchiesta sul crimine organizzato interrogato dalla Polizia giudiziaria federale
LUGANO - Il passato di Giuliano Bignasca è oggi al centro di un approfondimento giornalistico da parte de laRegioneTicino, che al leader della Lega ha dedicato un'intera pagina. Lo speciale, dal titolo "Quatur e dintorni", si sofferma essenzialmente su due vincede avvenute a metà anni novanta e nel 2005, quando Bignasca era stato convocato dagli inquirenti federali per essere interrogato – in veste di persona informata sui fatti – nell’ambito di un procedimento per organizzazione criminale, infrazione della legge sugli stupefacenti e altri reati avviato nei confronti di Fortunato Andali e di altre persone ritenute legate allamafia calabrese, la ’ndrangheta.
Dalle indagini preliminari di polizia giudiziaria - di cui riferisce il giornale - era saltato fuori anche il nome di Bignasca, quale acquirente di cocaina. Un coinvolgimento che venen fuori attraverso le dichiarazioni di D.L.originario di Mesoraca, provincia di Crotone, Calabria, all’epoca residente nel Luganese. Secondo il suo racconto egli avrebbe rifornito Bignasca settimanalmente di droga. Circa 150 grammi a settimana, per sette mesi. Un totale di oltre un chilo di polvere bianca.
Il giornale si sofferma pure su un'inchiesta penale e sempre per consumo di cocaina. "L’inchiesta in questione - scrive laRegioneTicino - è la ‘Quatur’, versione elvetica della ‘DirtyMoney’ condotta dalla Procura antimafia di Milano. Le sinergie investigative fra le autorità inquirenti svizzere e italiane hanno permesso di fare luce sulle ramificazioni anche nel nostro Paese della cosca Ferrazzo di Mesoraca. Le indagini erano partite in seguito al crac, nell’ottobre 2003, di due società di Zurigo: la Pp Finanz ServiceGmbH e la World Financial Services Ag". Le persone coinvolte nell'inchiesta sono circa 30, alcuni residenti in Ticino, altri in Italia. Per loro l'accusa è di organizzazione criminale, violazione della legge sugli stupefacenti e riciclaggio (ma fra le trenta e passa persone non c’è Giuliano Bignasca). Si attende ora che la Procura federale si pronunci sulla posizione dei soggetti implicati: atto d’accusa con relativo rinvio a giudizio oppure abbandono.
La reazione di Giuliano Bignasca - Sull'intera vicenda Giuliano Bignasca ha già avuto modo di esprimersi e lo ha fatto domenica scorsa sulle pagine de Il Mattino della domenica: "Correvano i primi anni Duemila.E il Ministero pubblico della Confederazione mi chiese se conoscevo alcune persone, di cui mi mostrò delle foto. Trattandosi di gente che non avevo mai visto né sentito nominare, risposi che non le conoscevo! E tutto finì lì!”. “Aggiungo – scrive ancora Bignasca – che non ho mai fatto e non faccio parte di alcuna organizzazione internazionale, società segreta o loggia massonica, che non ho società né beni all’estero, e che tutti i miei averi sono alla luce del sole!!".
Un concetto che il Nano ha ribadito nuovamente ai giornalisti de laRegione: "Da quel che mi ricordo, mi hanno mostrato delle foto e ho detto loro di non conoscere le persone che vi erano ritratte". E alla domanda se conosce D.L. colui che ha avrebbe rifornito Bignasca della droga, il nano ha così risposto: "Ripeto: non lo conosco. Questa persona ha qualcosa in mano per dire che mi conosce? E poi secondo voi mi ricordo cos’è successo a metà anni ’90? Penso che queste persone siano fuori di zucca. Ai tempi gli inquirenti mi mostrarono delle foto e io dichiarai di non conoscere chi vi era ritratto".




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