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Misure anti-crisi: soddisfazione della Federlegno

Misure anti-crisi: soddisfazione della Federlegno
RIVERA - La Federlegno Ticino ha preso atto con soddisfazione che nell’ambito del cosiddetto “pacchetto anti-crisi”, votato recentemente dal Gran Consiglio, sono comprese anche due misure che toccano da vicino l’economia ...

RIVERA - La Federlegno Ticino ha preso atto con soddisfazione che nell’ambito del cosiddetto “pacchetto anti-crisi”, votato recentemente dal Gran Consiglio, sono comprese anche due misure che toccano da vicino l’economia forestale. Si tratta della misura 33, a sostegno degli impianti di riscaldamento a legna, e della 42, che prevede un aumento transitorio dei versamenti a favore del Fondo di aiuto patriziale.

Nel primo caso, si intende proseguire una politica che ha preso avvio dall’inizio del 2000, quando il Parlamento votò due crediti-quadro, per un importo complessivo di 6 milioni di franchi, a favore degli impianti di riscaldamento a legna; crediti che hanno permesso la realizzazione di 265 impianti di piccole e medie dimensioni e di 12 di dimensioni medio-grandi. Nel 2007, nell’ambito di un credito per progetti di rilancio economico e di sostegno dell’occupazione, erano poi stati votati 5 milioni per la promozione dell’energia del legno, in particolare dei teleriscaldamenti di quartiere.

A tutt’oggi sono stati perciò concessi 8 sussidi (nelle località di Comano, Locarno, Prato Sornico, Madonna del Piano, Muralto, Osco, Faido e Magliaso) per un totale di quasi 4 milioni di franchi. Diversi altri progetti sono tuttora allo studio, tra i quali alcuni di grandi dimensioni, segnatamente nei Comuni di Losone, Intragna e Mendrisio, per sussidi complessivi di circa 4.6 milioni di franchi.
La misura ora accolta dal Parlamento, per un importo di 2 milioni di franchi di cui 0.9 finanziati dalla Confederazione, permette di produrre un investimento complessivo pari ad un volume di almeno 6 milioni. Va pure sottolineato che grazie all’aumento dei riscaldamenti le utilizzazioni legnose sono passate, in pochi anni, da 50 mila metri cubi annui di legname tagliato agli attuali 70 mila circa, permettendo pure lo smercio di assortimenti di legname altrimenti difficilmente commerciabili, il che, di riflesso, migliora anche le condizioni-quadro della lavorazione del legname e della cura dei boschi nel nostro Cantone.

L’aumento del contributo al Fondo di aiuto patriziale ha invece il merito di stimolare ulteriormente quegli enti che dimostrano vivacità imprenditoriale e che sono in grado di assumere impegni importanti a favore del loro territorio e delle infrastrutture d’interesse pubblico. Ciò al fine di indurre i Patriziati a realizzare investimenti altrimenti sospesi o rimandati, poiché difficilmente sopportabili se assunti autonomamente. Inizialmente il Governo prevedeva l'aumento transitorio del fondo di aiuto patriziale per complessivi 1'050'000 franchi, subordinando la decisone ad una maggior partecipazione dei Patriziati “paganti”. Successivamente ha tuttavia rinunciato a questa condizione, valutabile grossomodo in 450'000 franchi, al fine di non ridurre le capacità di autofinanziamento.

Come osserva giustamente il Messaggio governativo, l’impatto delle due misure citate sull’economia locale è rilevante, dato che a lavorare in questo settore sono soprattutto i piccoli artigiani. Anche i produttori dell’impiantistica sono ticinesi o in ogni caso svizzeri (contrariamente a quanto avviene ad es. nel caso di impianti ad olio combustibile, dove circa il 60% dell’indotto economico finisce all’estero.
Interessanti in questo ambito i risultati di un recente studio sull’indotto degli impianti a legna: per ogni MW di potenza istallata (che necessitano ca. 2'500 m3 di cippato all’anno) vengono creati 5.3 posti di lavoro in Svizzera, mentre ne vanno persi 2,4 all’estero, nei Paesi di produzione e raffinazione delle energie fossili.
La Federlegno non può quindi che rallegrarsi dei progressi registrati, auspicando che le decisioni prese contribuiscano ad un ulteriore sviluppo del settore.

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