Logopedia, la battaglia di una luganese. E il Tribunale federale critica Bellinzona

Il Tribunale federale di Lucerna bacchetta Bellinzona e boccia la sentenza del Tribunale cantoanle, accettando invece il ricorso di una logopedista luganese che intende effettuare per un bambino affetto da problemi linguistici 60 minuti di terapia, anzichè 30 come vorrebbe Bellinzona. Lucerna ha criticato le motivazioni di Bellinzona ("scarbe e vacillanti") e ha indicato che è necessario un complemento istruttorio.
LUGANO - Davide contro Golia. Davide è in realtà Alexandra Tizzano, una logopedista luganese che ha in cura un bambino di sette anni affetto da gravi problemi al linguaggio. Golia è invece Bellinzona, o meglio il Tribunale cantonale delle assicurazioni e l'Ufficio delle scuole comunali.
La battaglia è sulla durata di un intervento di logopedia che il bambino dovrebbe effettuare: la logopedista chiede due trattamenti settimnali da 60 minuti, per Bellinzona sono sufficienti 30 minuti.
I fatti
Nel settembre del 2004 Alexandra Tizzano chiede all'Ufficio delle scuole comunali la copertura dei costi per un trattamento terapeutico di due sedute settimanali della durata di 50 minuti. Bellinzona gliene riconosce solo 45 di minuti. La logopedista non si arrende e va all'Ufficio cantonale dell'Assicurazione invalidità, per il quale però due sedute a settimana sono sufficienti ma della durata di 30 minuti. La Logopedista ricorre allora al Tribunale catonale delle assicurazioni che dà ragione all'Ufficio cantonale dell'Assicurazione invalidità: le sedute terapeutiche devono durare 30 minuti.
Non resta a questo punto, per Alexandra Tizzano, rivolgersi al Tribunale federale delle assicurazioni e chiedere per il bambino in cura due interventi settimanali di logopedia della durata di 60 minuti.
Lucerna critica Bellinzona
Il Tribunale federale delle assicurazioni ha deciso di accogliere il ricorso di Alexandra Tizzano e contesta - nella sentenza datata 30 agosto 2007 - il giudizio ticinese. In sostanza i giudici di Lucerna rimproverano in particolare ai loro colleghi ticinesi "di aver basato la loro sentenza unicamente sul parere più sfavorevole, quello della professoressa Anne Marie Simon, docente all'università Parigi Vl, e di non aver disposto un complemento istruttorio, omettendo in particolare di esaminare il bambino o di sentire la docente responsabile della scuola dell'infanzia".
I giudici lucernesi parlano di "scarne e vacillanti indicazioni" e che quindi "mal si comprende come l'amministrazione potesse giustificare la riduzione a
30 minuti (quindi nemmeno a 45 minuti) della durata per intervento ritenendo la valutazione estremamente generosa. Le perplessità riguardo a questa conclusione appaiono anche accentuate dal fatto che, mentre la Commissione della logopedia, a sostegno della propria tesi, in data 19 ottobre 2005 osservava che nei servizi pubblici dove operano logopediste (nel Servizio ortopedagogico itinerante cantonale SOIC) si applicherebbero tempi massimi di 45 minuti, la presidente dell'ALOSI, a margine di una riunione tenutasi con il direttore dell'Ufficio scuole comunali, Mirko Guzzi, il 25 aprile 2006, ha riferito come in quell'occasione si sarebbe "detto che quasi sempre al SOIC le terapie logopediche" sarebbero della durata di 60 minuti".
La conclusione: allestire una perizia specialistica
I giudici lucernesi dunque non disponendo di conseguenza di accertamenti sufficientemente convincenti e completi per arrivare a un giudizio attendibile sull'entità dei provvedimenti logopedici necessari, hanno deciso dunque di "annullare il giudizio cantonale e le decisioni amministrative in lite e di rinviare gli atti all'amministrazione per complemento istruttorio e allestimento di una perizia specialistica che si pronunci, tenuto conto della situazione e delle difficoltà concrete, previo esame del bambino".



