TICINOGATE: Arcellaschi, un curriculum criminis di tutto rispetto

Ecco chi è Augusto Arcellaschi.
Chi è Augusto Arcellaschi, indicato come il nuovo boss del contrabbando di sigarette e come il probabile “corvo” che ha inviato a parlamentari e Magistratura elvetica le famose 4 lettere che hanno travolto nello scandalo il Ticino portando in cella il Procuratore Pubblico Franco Verda? Se non fosse che si tratta di attività illegali potremmo parlare di un “prestigioso” curriculum. Soprannominato “Il Rosso di Albiolo” per la sua capigliatura, Augusto Arcellaschi da tempo viene indicato in un fascicolo della Guardia di Finanza di Milano fra i sette capi del contrabbando internazionale. Da sempre uno scalino sotto Gerardo Cuomo, ora potrebbe aver preso il suo posto. In paese è da moltissimi anni che non ci mette piede, ma tutti lo ricordano, sanno chi è. Nato a Como il 1* agosto del ’44 aveva preso residenza nell’Olgiatese non lontano da valico di Bizzarone, punto davvero strategico per i suo malaffari. Negli Anni ’70 era già un pezzo da ‘90m del settore. A metà del decennio successivo conquistò grande fama per essere finito in galera nell’ambito della clamorosa inchiesta che riguardava lo scandalo della dogana di Chiasso e che aveva travolto alcuni funzionari in odor di corruzione che, in cambio di cospicue fette di milioni, chiudevano entrambi gli occhi e lasciavano transitare tutti i tir carichi di “bionde”. Un altro episodio balzato agli onori delle cronache risale al maggio del ’93 quando ad Albate di Como (dove, fra l’altro, circa 3 anni fa avvenne l’omicidio di Ciro Corrado, brutto ceffo legato ad ambienti un tantinino mafiosetti) cercò di recuperare un carico di sigarette che qualcuno aveva rubato alla sua, già allora, potente organizzazione malavitosa. Si era mosso personalmente, se non altro per far capire a tutti chi stava nella sala dei bottoni. Non ebbe molta fortuna in quell’occasione: Nel luogo dove si erano incontrati i vari malavitosi erano arrivate anche le Fiamme Gialle e lui per fuggire aveva scavalcato una recinzione metallica. Durante il “salto”, però, venne tradito dalla sua fede matrimoniale rimasta impigliata nella rete. Arcellaschi ci lasciò un dito. Per nulla preoccupato lasciò il dito appeso alla recinzione e, seppur sanguinante, proseguì la sua fuga riuscendo ad entrare, grazie ai suoi uomini, in Svizzera da Rancate, nonostante anche la frattura ad una gamba riportata nello stesso “salto della quaglia”. Proprio a Rancate aveva preso residenza nella lussuosa “Villa Zust”, dichiarata da parecchi anni come Monumento Nazionale svizzero e appartenuta ad un notissimo e ricchissimo personaggio svizzero a cui è pure dedicato un Museo in Svizzera. La villa, di proprietà di un istituto bancario venne messa in vendita e venne acquistata dal contrabbandiere lariano che sganciò due mezze montagne di franchi. Ma torniamo alla sua precipitosa e roccambolesca fuga degna di un grande boss della malavita. In quell’occasione si beccò una denuncia a piede libero con l’accusa di aver contrabbandato in tre mesi “soltanto” 60 tonnellate di sigarette. Accuse dalle quali venne prosciolto per una momentanea depenalizzazione del reato di contrabbando. Mica finita: pochi mesi dopo, nel novembre del ’93, quindi, Augusto Arcellaschi venne “blindato” dalla Polizia Cantonale del Ticino con l’accusa di aver corrotto l’allora Numero Due della Polizia di Chiasso, Leonardo Ortelli. Ma già ad inizio di quell’anno il “Rosso” di Albiolo era stato indagato per la misteriosa scomparsa di un camionista di Uggiate Trevano. Quel mistero non è mai stato chiarito. Di certo lo scomparso, che secondo quanto era emerso dalle indagini avrebbe effettuato parecchi trasporti illegali per conto del “Rosso”, quel giorno avrebbe dovuto incontrare proprio Arcellaschi. E ora il suo nome viene indicato come quello del nuovo Re del contrabbando prendendo il posto di Gerardo Cuomo che potrebbe essere stato incastrato dallo stesso lariano da tempo desideroso di soppiantare quello che, un tempo abbastanza recente, era socio in malaffari.




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