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SVIZZERAAutoPostale, Reto Baumgartner non fa più parte della task force

17.08.18 - 14:38
Il rapporto presentato dalla Posta menzionava la possibilità che fossero state commesse irregolarità anche negli anni '90. Ha quindi lasciato per evitare che il lavoro venisse messo in discussione
Keystone
AutoPostale, Reto Baumgartner non fa più parte della task force
Il rapporto presentato dalla Posta menzionava la possibilità che fossero state commesse irregolarità anche negli anni '90. Ha quindi lasciato per evitare che il lavoro venisse messo in discussione

BERNA - Reto Baumgartner, capo delle finanze di AutoPostale alla fine degli anni '90, non fa più parte della task force incaricata di riorganizzare la filiale della Posta dopo la scoperta di irregolarità contabili. La notizia, pubblicata dal Blick, è stata confermata da un portavoce del gigante giallo.

Baumgartner è stato membro della Task Force fino in giugno. Nei primi mesi le indagini si erano concentrate sulle irregolarità commesse fra il 2007 e il 2015, ha detto il portavoce Oliver Flüeler.

A giugno la Posta e Baumgartner hanno interrotto la collaborazione di comune accordo, ha aggiunto Flüeler. Il rapporto presentato dalla Posta infatti menzionava la possibilità che fossero state commesse irregolarità anche negli anni '90. Baumgartner ha quindi lasciato per evitare che il lavoro del gruppo venisse messo in discussione a causa della sua persona.

La task force di cinque persone che si occupa della riorganizzazione è stata creata in febbraio ed è guidata da Thomas Baur, membro del consiglio di amministrazione e responsabile ad interim di AutoPostale. Non ha nulla a che vedere con il gruppo di tre esperti istituito dalla Posta per far luce sulle pratiche contabili illegali di AutoPostale. Anche in quel caso però c'era stata una dimissione per evitare un possibile conflitto di interessi: Kurt Grüter, direttore del Controllo federale delle finanze (CDF) fino al 2013, aveva lasciato la carica di presidente del gruppo di esperti appena due settimane dopo la nomina.

«Le indagini devono svolgersi nella calma e ciò non sarebbe stato possibile dal momento che la mia neutralità e la mia credibilità sono state messe in discussione», aveva detto Grüter in marzo, annunciando le sue dimissioni: le conclusioni dell'inchiesta non devono essere "macchiate" da interrogativi legati alla sua persona.

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