Stuprate sotto l'effetto di droghe: «È difficile ottenere giustizia»

La vicenda di Gisèle Pelicot ha portato diverse vittime a farsi coraggio e a rompere il silenzio. Anche in Svizzera.
La vicenda di Gisèle Pelicot ha portato diverse vittime a farsi coraggio e a rompere il silenzio. Anche in Svizzera.
BERNA - C’è un prima e un dopo il caso Pelicot. Anche in Svizzera, le donne stuprate sotto l’effetto di droghe stanno rompendo il silenzio.
La storia di Charlotte - Lo riporta un’inchiesta della RTS, che ha intervistato alcune vittime di violenza. Charlotte, 50enne del canton Berna, ha trovato il coraggio di testimoniare e denunciare quanto subito dopo la conclusione del processo di Avignone. La donna racconta d’essere stata drogata e violentata dal marito. È stata stuprata anche da altri uomini? La 50enne non lo sa. «Non rimane alcun ricordo delle aggressioni sessuali subite sotto effetto di droghe».
Il crollo nervoso e mentale - Charlotte viveva costantemente in una condizione di malessere psicologico: attacchi d’ansia, depressione e perenne stanchezza. Dopo anni di sofferenza, ha avuto un crollo ed è stata ricoverata in ospedale. Grazie all'aiuto ricevuto, la donna ha acquisito consapevolezza di quanto, a sua insaputa, ha subito. Il marito però non verrà mai chiamato a rispondere delle sue azioni perché, nel frattempo, è morto.
Gli uomini di cui le vittime si fidano - La maggior parte degli stupri sotto effetto di droghe avviene in privato e all’interno di relazioni ritenute sicure: il collega, il fidanzato, il marito. Un uomo di cui le vittime si fidavano. Andrea ha 21 anni e sa d’essere stata drogata e violentata da un amico di famiglia. L’uomo preparò da bere per lei e per una sua amica adolescente: la giovane sprofondò «in un buco nero» e si svegliò nuda nel letto dell’uomo.
«Stuprare qualcuno significa uccidere qualcuno» - La ragazza ha sporto denuncia: il caso è andato a processo, ma il suo aggressore è stato assolto (sebbene ci sia un ricorso in appello): senza prove e con ricordi confusi è difficile ottenere giustizia. Da allora, Andrea soffre di depressione, stress post-traumatico e insonnia. Ha tentato due volte il suicidio e ha abbandonato l’università: «Stuprare qualcuno significa uccidere qualcuno».





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