Cani uccisi. L'esperto: «Non è plausibile che fossero tutti così malati»

La fattoria di Ramiswil dove sono stati soppressi oltre 120 cani continua a far discutere. Critiche alle autorità per la gestione e i ritardi.
RAMISWIL - Continua a far discutere il caso della soppressione di oltre 120 cani in una fattoria di Ramiswil (SO). La veterinaria cantonale ha parlato nelle scorse ore di «condizioni disperate», ma l'esperto di diritti degli animali Gieri Bolliger, intervistato dai quotidiani di CH Media, critica l’operato delle autorità e spiega perché ci si accorge tardi di casi simili.
«Le ragioni sono diverse: a volte i proprietari non hanno abbastanza tempo o le risorse finanziarie necessarie, altre volte semplicemente non si interessano abbastanza ai bisogni degli animali». È responsabilità dei proprietari alimentare, far muovere e curare gli animali in modo adeguato e conforme alla specie. Si può arrivare a perdere il controllo quando gli animali diventano così tanti come in questo caso: 120 cani, 42 cavalli e due capre. «La situazione lì deve essere completamente degenerata». Eppure alla proprietaria, aggiunge Bolliger, non si può attribuire il profilo dell'accumulatrice classica: alcuni elementi della vita erano sotto controllo, altri no. «Questo rende il caso ancora più sorprendente e difficile da giustificare».
Casi simili in Svizzera non solo isolati, anzi si verificano alcune volte l'anno. Talvolta accade che, dopo l'intervento delle autorità, i proprietari si sentano sollevati perché i problemi sono finalmente venuti alla luce. «Spesso se ne rendono conto, ma non riescono a comunicarlo. Altri però sono recalcitranti e reagiscono in modo molto aggressivo». A maggio il veterinario cantonale era intervenuto presso la fattoria, ma solamente sei mesi dopo le condizioni sono precipitate.
Le autorità sono state criticate per l'intervento tardivo, aggiunge la giornalista. «Sì, sopprimere 120 cani solleva degli interrogativi. Perché i cavalli e le capre hanno trovato una sistemazione, ma nessun cane? Semplicemente non sembra plausibile che ogni singolo cane fosse così malato da non poter vivere nel rispetto dell’etica animale. Mi chiedo se davvero ogni cane sia stato valutato individualmente», afferma Bolliger. È stato davvero fatto il possibile per trovare delle sistemazioni alternative tramite rifugi o famiglie affidatarie? «Ora ci sono persone che ci contattano, sconvolte, e dicono: se lo avessi saputo, avrei potuto prendere uno dei cani. Questo tipo di aiuto funziona molto bene nelle emergenze. La soppressione dovrebbe essere solo l’ultima risorsa».




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