Riforma AVS: «Aumentare l'età pensionabile è fuori discussione»

Malgrado i costi miliardari (e in crescita) non è ritenuta una soluzione praticabile. L'invito è chiaro: «Si lavori più a lungo, anche dopo il limite di pensionabilità».
BERNA - Una popolazione sempre più anziana, una tredicesima AVS che va finanziata e spese (miliardarie) a cui è sempre più difficile fare fronte.
Malgrado ciò, la decisione del Consiglio federale, esposta questo giovedì in quel di Berna dalla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, è netta: «Un aumento dell'età pensionabile è fuori discussione».
È esclusa anche l'ipotesi di una tassa sulle transazioni finanziarie. La strada da percorrere, conferma l'Esecutivo federale, è piuttosto l'incentivo a lavorare più a lungo, anche dopo il termine di pensionabilità, così come scoraggiare il prepensionamento.
Sono solo alcuni degli elementi cardine della futura revisione dell'AVS - AVS2030 - presentati oggi a Palazzo Federale e che puntano a una stabilizzazione finanziaria del primo pilastro tra il 2030 e il 2040.
Un incremento esponenziale - «A causa dell’invecchiamento della popolazione e del progressivo pensionamento della generazione del baby boom, le uscite dell’AVS aumenteranno notevolmente nei prossimi dieci anni. Il Consiglio federale intende contenere questo incremento aumentando le entrate dell’AVS mediante le fonti di finanziamento esistenti e adeguando l’assicurazione agli sviluppi sociali ed economici, promuovendo il proseguimento dell’attività lucrativa oltre l’età di riferimento», comunica via nota Berna.
Aumentare l'età è «fuori discussione» - Il Consiglio federale rinuncia quindi all'innalzamento dell'età di riferimento per andare in pensione - oggi 65 anni per tutti - anche tenendo in considerazione quanto sancito alle urne dal popolo nel 2024.
Inoltre, precisa una nota odierna del Dipartimento federale dell'interno (DFI), una simile misura «richiederebbe un lungo periodo di transizione e misure compensative, cosicché non inciderebbe sulle finanze dell'AVS in tempi sufficientemente rapidi».
Inoltre, spiega sempre il Consiglio federale, «un innalzamento generale dell’età di riferimento richiederebbe un lungo periodo di transizione e misure compensative, cosicché non inciderebbe sulle finanze dell’AVS in tempi sufficientemente rapidi per garantire il finanziamento dell’assicurazione nella fase critica».
Lavorare in pensione, e... non andarci prima - Oltre a non voler ritoccare verso l'alto l'età pensionabile, il governo non ha intenzione di introdurre nuove fonti di finanziamento, come la già ventilata tassa sulle transazioni finanziarie o la (assai controversa) tassa sulle successioni o sugli utili da sostanza immobiliare, ma intende concentrarsi «sulle fonti di finanziamento esistenti». Non è chiaro se fra queste sia compresa l'IVA, come già suggerito in precedenza.
Altro fronte d'azione riguarda «il promuovere il proseguimento dell'attività lucrativa oltre l'età di riferimento». In questo senso, fra le opzioni sul tavolo si «sta considerando di abolire l’età massima AVS di 70 anni, aumentare la franchigia applicata al reddito soggetto a contribuzione» un'altra idea riguarda il «rendere meno attraente il pensionamento anticipato».
Secondo Berna «queste misure permetterebbero di soddisfare il fabbisogno di manodopera dell’economia e di favorire l’occupazione». Insomma, come dicono gli americani, una situazione «win-win».
Una voragine che si spalanca, anno dopo anno
Non è semplice calcolare di quale entità possa effettivamente essere il “buco” paventato per quanto riguarda il primo pilastro nei prossimi decenni. E il motivo non riguarda i recenti dubbi relativi alle molto discusse “sviste” matematiche dell'UFAS. La verità è che, in ballo, ci sono ancora diversi progetti legislativi e soprattutto una votazione fondamentale (quella relativa al finanziamento della 13esima AVS, secondo le proposte ventilate dal Consiglio Federale).
Se non dovessero essere attuate misure, stima la Confederazione, che per le sue previsioni si basa sul conto d’esercizio 2023, «l’AVS dovrebbe registrare un deficit di ripartizione di circa 2,5 miliardi di franchi nel 2030 e di 5,7 miliardi di franchi nel 2040». Questo a fronte di 2,8 milioni di pensionati nel 2030 e 3 milioni nel 2035.



















