Custodia alternativa e divorzio unilaterale: l'obiettivo di due mozioni depositate a Berna da Piero Marchesi (Udc) e il Movimento Papageno
BERNA - Una mozione per chiedere il diritto alla custodia alternata dei figli, in caso di separazione o divorzio, e una seconda per ridurre il periodo di attesa prima del divorzio. Sono queste le proposte depositate a Berna dal consigliere nazionale Piero Marchesi (Udc) su suggestione del Movimento Papageno.
Obiettivo? La riforma della giustizia familiare. «Le due mozioni rappresentano un passo concreto verso una giustizia familiare più giusta, trasparente ed equilibrata», spiega il movimento in una nota.
La custodia dei figli - Ma andiamo con ordine. «Come già previsto per l’autorità parentale congiunta, si chiede di procedere a modificare il Codice civile affinché i figli possano beneficiare in modo paritario della cura e dell’educazione di entrambi i genitori – attraverso la custodia alternata (CA) – nel rispetto del principio di uguaglianza giuridica», spiega Marchesi.
Il diritto alla bigenitorialità «deve prevalere su quello individuale dei genitori, permettendo ai figli di mantenere tempi equilibrati di frequentazione con entrambi i genitori e con i familiari di ciascun ramo (nonni, zii, cugini, ecc.)».
Le conseguenze psico-sociali - Già perché «il giudice e le autorità di protezione dei minori devono privilegiare il diritto del figlio a mantenere relazioni eque con entrambi i genitori, attribuendo la custodia alternata come principio di riferimento. Le conseguenze psico-sociali e biomediche delle separazioni sui figli sono note: è dunque fondamentale garantire stabilità e continuità affettiva». A richiesta di uno dei due genitori, «il giudice deve omologare la CA senza doverne decidere la concessione, limitandosi a implementarne le condizioni e rendere attento l’altro genitore sulle conseguenze di una sua eventuale opposizione».
Solo qualora la CA risulti impraticabile per responsabilità del genitore richiedente, «il giudice potrà modificarne l’impostazione, sempre nell’esclusivo interesse del minore. Il benessere presente e futuro del figlio deve restare il fulcro di ogni decisione».
Due anni sono troppi? - Per quanto riguarda invece la seconda mozione Marchesi spiega che attualmente, in Svizzera, il divorzio unilaterale può essere richiesto solo dopo due anni di separazione obbligatoria (art. 114 CC), se manca l’accordo tra i coniugi. «Questo termine, pensato per favorire una riflessione e una possibile riconciliazione, si rivela in molti casi eccessivamente lungo e penalizzante, soprattutto per il coniuge debitore di contributi alimentari durante il periodo di separazione».
Il matrimonio è un’unione volontaria. «Se uno dei coniugi non intende proseguirla, costringerlo ad attendere due anni è una limitazione ingiustificata, che può aggravare il disagio psicologico e sociale, ostacolando la possibilità di ricostruirsi una vita».
«Ridurre il periodo di separazione» - L’attuale normativa consente il divorzio immediato solo per gravi motivi (art. 115 CC), «ma molti casi di abuso psicologico o economico non rientrano nei criteri previsti. Ridurre il periodo di separazione a sei-dodici mesi garantirebbe maggiore tutela e sicurezza alle vittime di relazioni disfunzionali».
E ancora: «Oggi si riconosce che il prolungamento forzato di un matrimonio fallito non apporta benefici ai coniugi né ai figli. La società è cambiata e il diritto deve sapersi adeguare, riconoscendo l’autodeterminazione delle persone».
Da 2 anni a 6-12 mesi - Secondo Marchesi due anni di attesa possono avere gravi ripercussioni: «La lunga separazione favorisce conflitti prolungati, spese legali, maggiore disagio per i figli coinvolti, abuso di diritto da parte del coniuge beneficiario di contributi alimentari».
La riduzione del termine da 2 anni a 6-12 mesi «rappresenta una necessità sociale, giuridica ed etica. Consentire il divorzio unilaterale dopo 6-12 mesi tutelerebbe la libertà individuale, ridurrebbe le sofferenze inutili e risponderebbe meglio alle esigenze attuali della popolazione».