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SVIZZERALa propaganda russa tenta di sabotare la Conferenza di pace

26.05.24 - 10:31
Tra i documenti in possesso del Cremlino ci sarebbe una bozza della dichiarazione finale del summit.
Imago
Fonte SonntagsZeitung
La propaganda russa tenta di sabotare la Conferenza di pace
Tra i documenti in possesso del Cremlino ci sarebbe una bozza della dichiarazione finale del summit.

BERNA - Mentre sul Bürgenstock i preparativi in vista della Conferenza di pace vanno avanti, la Russia sta cercando di sabotare l'evento. Tra le mani dei servizi segreti russi ci sarebbe infatti la bozza della dichiarazione finale della conferenza di pace, di cui ne hanno fatto trapelare il contenuto.

Questa settimana è stata proprio la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, a dichiarare che il Cremlino ne fosse in possesso, scrive la SonntagsZeitung. Da subito è parso chiaro l'intento: dimostrare che la Conferenza di pace è una farsa e che l'esito è già noto con settimane di anticipo.

Stando a Zakharova nella bozza della comunicazione finale sarebbero stati inclusi nove dei dieci punti del piano di pace voluto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e che prevede il ritiro delle truppe dal territorio ucraino e che tutti i beni russi congelati siano utilizzati per riparare i danni causati dalla guerra.

I temi della Conferenza di pace - Interpellato dai giornalisti del gruppo Tamedia, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non ha voluto commentare la presunta bozza. Tuttavia, il portavoce Jonas Montani ha sottolineato che la conferenza non riguarda il piano originale di dieci punti del presidente Zelensky, bensì «i tre temi della sicurezza nucleare, della libertà di navigazione e della sicurezza alimentare, nonché gli aspetti umanitari». Secondo il DFAE «resta da vedere se sarà possibile concordare una dichiarazione finale» al termine della conferenza.

Russia non invitata - Intanto, la propaganda russa non perde occasione per prendere di mira la Svizzera. E a seguito dell'annuncio della conferenza di pace, avvenuto lo scorso gennaio, gli attacchi si sono ulteriormente intensificati. Di recente, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov la ha definita «un Paese apertamente ostile». Motivazione per cui poi la Russia non è stata invitata alla conferenza.

Un errore - Una mossa che per molti è stata un errore. Come per l'ex diplomatico Paul Widmer che alla SonntagsZeitung ha dichiarato: la neutralità richiede «che entrambe le parti in conflitto siano trattate in modo imparziale». Per raggiungere questo obiettivo, ha sottolineato, è necessario parlare con entrambe le parti. Per altri, invece, l'approccio della Confederazione è stato corretto.

Cina e Brasile non parteciperanno - Quel che è certo è che per la Russia questa faccenda è difficile da mandar giù. E il piano del Cremlino, nel tentativo di sabotare la conferenza di pace, pare stia dando i suoi frutti. Venerdì scorso, Cina e Brasile hanno firmato una dichiarazione congiunta a favore di una conferenza di pace alternativa «con una partecipazione paritaria di tutte le parti e una discussione equa di tutti i piani di pace». Secondo la dichiarazione, scrive la SonntagsZeitung, dialogo e negoziati sono «l'unica soluzione alla crisi ucraina».

Insomma, la Conferenza di pace rischia di rivelarsi un flop, poiché il suo successo dipende non tanto da quanti capi di Stato verranno, ma da quali. A Berna sperano che i presidenti o i ministeri della seconda e undicesima economia mondiale possano ancora partecipare, mentre le speranze si stanno via via affievolendo. Il presidente brasiliano Lula ha già disdetto e anche il regime cinese si presume non parteciperà; qualora dovesse decidere di farlo, ci saranno in rappresentanza dei funzionari subalterni. Anche la partecipazione di India (l'unica per ora ad aver accettato), Sudafrica e Stati del Golfo è di cruciale importanza: la maggior parte di questi Paesi non si è ancora schierata nella guerra Ucraina e se parteciperanno alla conferenza, metteranno Putin indirettamente sotto pressione.

Le registrazioni, nel frattempo, continuano ad arrivare e il DFAE cerca di infondere fiducia. Una 70ina di Paesi si sono già registrati: tra loro Germania, Francia, Italia e Canada.

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