Addio ai costosi viaggi d'affari, il coronavirus insegna

Per il professore di sociologia urbana Vincent Kaufmann i cambiamenti saranno evidenti, sia per il treno che per l'aereo
BERNA - La mobilità conosciuta dagli svizzeri prima del coronavirus «è condannata», afferma lo specialista del settore Vincent Kaufmann. «Il telelavoro si svilupperà senza dubbio» e «i viaggi professionali (...) diminuiranno».
La crisi legata al coronavirus «ha portato cambiamenti di fondo», ha spiegato il professore di sociologia urbana e di analisi della mobilità presso il Politecnico federale di Losanna (EPFL) in un'intervista diffusa oggi dalla Tribune de Genève.
I viaggi professionali sono «costosi in termini di tempo e denaro», ha sottolineato. Le imprese e le Università vorranno inoltre «ammortizzare i costosi dispositivi di videoconferenza acquistati e che offrono un enorme aumento di produttività».
Duro colpo per treni e aerei
Di fronte a questa evoluzione, il settore ferroviario dovrebbe preoccuparsi, stima il sociologo. In particolare il modello d'affari delle FFS è rimesso in questione. «Quando si trova un impiego a 100 chilometri di distanza, non si trasloca, si prende il treno. Ma se bisogna recarsi sul posto di lavoro solo un giorno su quattro, l'abbonamento generale non è più necessario e le grandi linee si svuotano».
Un discorso simile vale per il settore dell'aviazione, ha aggiunto l'esperto, poiché la crisi ha provocato un "trauma" al ramo del turismo di massa di lungo raggio. «Quando per il Covid-19 si è forzati ad annullare un viaggio e che questo non viene rimborsato, o quando si è pagato di tasca propria per un rimpatrio, ciò lascia il segno», tutto questo calcolando che il Mediterraneo offre ad esempio spiagge belle quanto quelle lontane, ha evidenziato.




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