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BERNA / MILANOUno svizzero a Milano: «Così abbiamo contrastato i classici stereotipi sulla Svizzera»

26.06.19 - 20:02
Fèlix Baumann, console generale a Milano, è a fine mandato: «È una città internazionale e di grande sviluppo. Aspetti che mi piacerebbe vedere anche da noi»
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Uno svizzero a Milano: «Così abbiamo contrastato i classici stereotipi sulla Svizzera»
Fèlix Baumann, console generale a Milano, è a fine mandato: «È una città internazionale e di grande sviluppo. Aspetti che mi piacerebbe vedere anche da noi»

MILANO - Con il cocktail di martedì 25 giugno, il console generale di Svizzera a Milano Fèlix Baumann si congeda dalla città dove ha lavorato per quasi quattro anni. Con il console uscente, al quale succederà dal mese di agosto Sabrina Dalla Fior, 20minuti/tio.ch ha parlato dei momenti più significativi del suo mandato. E non solo.

Sono passati quasi 4 anni dal suo arrivo a Milano: come si è svolto il suo mandato di console?
Prima di tutto devo dire che è stato un grande onore e un grande piacere rappresentare la Svizzera a Milano. Ho assistito allo sviluppo di una delle città più importanti del mondo: dinamica e proiettata nel futuro. In questi anni abbiamo fin dall’inizio voluto diffondere un’immagine della Svizzera innovativa, creativa, competitiva mettendo anche allo stesso tempo l’accento sulla solidarietà e sui valori umani che caratterizzano il nostro paese contrastando i classici stereotipi che, malgrado la vicinanza tra Milano e Svizzera, ci sono comunque.

In che modo?
Abbiamo saputo fare squadra e abbiamo sostenuto tante piccole e medie imprese ad aprire la propria attività in Italia insieme allo Swiss Business Hub. Abbiamo anche promosso l’orologeria, la moda sostenibile e la logistica ferroviaria. Abbiamo fatto molte cose in campo culturale, come per esempio la promozione della partecipazione svizzera alla Milano Design Week che ora si è consolidata con tanti partner pubblici e privati per dare maggiore visibilità ai designer elvetici e all’industria creativa. Quest’anno siamo stati protagonisti alla fiera del libro dei ragazzi a Bologna dove la Svizzera è stato l’ospite d’onore riscuotendo grande successo.

In questi anni il consolato ha puntato sui giovani riuscendo ad avvicinare anche svizzeri di terza e quarta generazione nati e vissuti in Italia.
Diciamo che abbiamo voluto ampliare le liste degli invitati ai nostri eventi cercando di avvicinarci al pubblico milanese e italiano da un lato e anche ai cittadini svizzeri che nel nord Italia sono 32.000, di cui il 90% con doppia cittadinanza e quindi molto radicati nel territorio italiano. Abbiamo voluto cambiare il modo di interagire con loro anche attraverso i social media aprendo nuovi profili. E proprio per coinvolgere i giovani abbiamo dato vita ad alcune iniziative come le feste dedicate ai 18enni per illustrare loro le possibilità di formazione universitaria e di lavoro in Svizzera invitando ogni volta un ospite d’eccezione: nel 2016 Stefan Lichsteiner, nel 2017 Lea Sprunger e lo scorso anno Bastian Baker. Ma grazie alla digitalizzazione abbiamo cercato di aiutare i nostri concittadini nello sbrigare telematicamente alcune pratiche burocratiche senza farli venire in consolato. Anzi, con la biometria mobile, siamo andati noi incontro ai cittadini svizzeri che avevano bisogno dei nostri servizi a Padova, Bologna, Genova e Torino.

Nel 2016 è stato inaugurato il tunnel del San Gottardo e l’anno prossimo sarà la volta del Monte Ceneri. Cosa rappresentano queste opere anche in chiave di rapporti italo-svizzeri?
La Svizzera in Alptransit ha investito 22 miliardi di euro, soldi propri per testimoniare il nostro contributo ad un sistema logistico europeo competitivo ed ecologicamente sostenibile anche se non facciamo parte della UE. Un passo avanti nei rapporti bilaterali sono stati i lavori effettuati per potenziare le vie d’accesso e per completare l’Alptransit a Sud, in particolare sulla linea di Luino e l’opera del terzo valico che l’Italia sta realizzando.

In questi anni, nonostante l’accordo dei frontalieri ancora in sospeso, come giudica i rapporti bilaterali tra Italia e Svizzera?
L’Italia è un partner fondamentale della Svizzera. Non condividiamo solo una lingua e una storia in parte comune: l’Italia è per noi il terzo partner commerciale in assoluto. Nel 2018 il volume degli scambi è di nuovo aumentato avvicinandosi a 33 miliardi di franchi che diventano 50 se si includono anche i servizi. Nei miei anni a Milano abbiamo vissuto altri sviluppi positivi come l’entrata in vigore nel 2016 del nuovo accordo sulla cooperazione doganale e di polizia che nei mesi scorsi ha portato alla costituzione di pattuglie miste lungo il confine tra Ticino e Lombardia. E la cooperazione ferroviaria si colloca in questo senso con la volontà comune di trasferire il traffico merci dalla strada alla ferrovia. Ma anche con l’obiettivo di favorire i viaggiatori come nel caso della Mendrisio Varese che finalmente è stata ultimata e che è diventata il sesto collegamento ferroviario tra i due paesi. Ovviamente rimangono delle sfide aperte: la Svizzera si aspetta che il nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri, siglato nel 2015, venga ratificato dall’Italia. Ma c’è anche un’altra questione che è quella dell’accesso al mercato finanziario e la possibilità per gli intermediari svizzeri di offrire servizi finanziari in Italia.

Ci sono stati momenti difficili in questi anni? E invece quali sono i ricordi più belli?
I momenti più difficili sono stati quelli verificatisi dopo un incidente o un avvenimento che ha coinvolto i nostri concittadini. Per fortuna non sono stati molti i casi considerando che sono 2,8 milioni i turisti svizzeri che si recano ogni anno in Italia. I momenti professionali belli sono stati tanti: per esempio quando abbiamo accompagnato i vertici di Regione Lombardia nel tunnel del San Gottardo, l’inaugurazione della Arcisate-Stabio alla presenza della consigliera federale Leuthard e del ministro Del Rio, la partecipazione del nostro consigliere federale Ignazio Cassis alla festa del primo di agosto al Centro Svizzero di Milano.

Quale sarà il suo prossimo mandato?
Dal primo di agosto lavorerò come ambasciatore presso la missione permanente elvetica presso le Nazioni Unite a Ginevra dove la Svizzera è anche paese ospitante. Sono molto onorato di poter andare a Ginevra che è uno dei grandi centri della governance mondiale e dare il mio piccolo contributo a trovare soluzioni su temi molto diversi. Il mio ruolo sarà quello di capo della divisione multilaterale e rappresentante permanente della Svizzera alla conferenza sul disarmo. Per un piccolo paese come il nostro ma aperto al mondo, diventa fondamentale raggiungere delle soluzioni condivise basate sul diritto internazionale e la nostra priorità diventa quella di preservare il sistema di regole multilaterali e possibilmente di rafforzarlo.

Cosa le mancherà di Milano?
Di Milano mi mancheranno soprattutto le persone: la mia squadra del consolato ma anche tutti quelli che ho incontrato in questi anni. Ma mi mancherà anche lo spirito della città che è particolare. Milano è una città dinamica in cui cittadini sono orgogliosi di esserne parte e che ha una proiezione internazionale e una visione di sviluppo futuro sempre più ampia. Devo dire che questo aspetto mi farebbe piacere vederlo ogni tanto di più anche in Svizzera.

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