La propone una parlamentare Ps: «Sussidio milionario per le associazioni di tiro» ma non mancano le critiche: «Attacco all'esercito di milizia»
BERNA - Quella del tiro obbligatorio è un appuntamento annuale per tutti gli svizzeri che hanno prestato servizio militare. Piacevole abitudine o noiosa incombenza? Stando alla socialista Chantal Galladé piuttosto la seconda e, per pensionarlo in maniera definitiva, a settembre ha presentato una mozione che settimana prossima verrà vagliata dal Nazionale.
«Pratica degenerata in sussidio» - «Un grande sforzo per un piccolissimo beneficio», riporta il testo della Galladé che incalza: «la pratica, con gli anni è pure degenerata in una sorta di sussidio costante elargito ai club di tiro. In questo modo si è perso di vista il significato originario».
L'esecutivo è per respingerla - Stando al Consiglio federale, che si è pronunciato sulla questione a novembre proponendo all Parlamento di respingere la proposta, se il tiro obbligatorio venisse abolito «sarà necessario integrarlo nella scuola reclute e nei corsi di risetizione. In questo modo «si rischia di perdere tempo utile per la formazione». Sempre secondo l'esecutivo il rapporto costo-benefici è adeguato, anzi vantaggioso.
«Tanto rumore, ma poca sicurezza» - La promotrice però non molla, intervistata oggi da Le Matin Dimanche è convinta che si tratti «di uno strumento obsoleto di un'altra era» e che «fa molto rumore per nulla e la sicurezza non aumenta». Ogni anno i club di tiro ricevono 3 milioni di franchi per organizzare le giornate di tiro e, per le munizioni, se ne ne spendono altri 3,5 milioni.
Le critiche non mancano - Cifre che non impressionano Luca Filippini di Swiss Shooting: «Non si tratta di una somma così esagerata considerato il servizio che viene fornito». Secondo il parlamentare democentrista Jean-Luc Addor, anche presidente di Pro Tell, in questo modo «si vuole intaccare in maniera importante uno dei principi cardine dell'esercito di milizia», ovvero «la famigliarità del milite con la propria arma».